L’allevamento delle api è una attività che impegna sia tempo che risorse economiche, ma che può diventare redditizia. Essendo una attività “di nicchia” richiede anche molta passione. Vediamo insieme come allevare le api e quali sono gli alimenti che questi imenotteri consumano.

L’allevamento delle api

Questo settore di attività non è cambiato molto negli ultimi anni, a differenza di altri che hanno visto sviluppi tecnologici importanti. Come noto le api rivestono un ruolo di grande importanza nell’ecosistema e con il loro lavoro di impollinazione permettono a tutti di mangiare la frutta fresca, oltre che godere del fresco degli alberi.

Allevamento delle api

Il numero delle api è in diminuzione a causa del ricorso, da parte dell’uomo, agli insetticidi, che causano riduzioni delle colonie. Il ruolo dell’apicultore diventa quindi ancora più importante perché oltre all’obiettivo di produzione di miele e gli altri prodotti, come la pappa reale e la cera d’api, viene realizzato anche quello dell’impollinazione.

Un servizio che negli ultimi anni è diventato anche oggetto di vendita in quanto molto richiesto dagli agricoltori che vogliono migliorare la qualità dei loro prodotti. L’allevamento si può iniziare anche con un numero minimo di arnie e di api, acquisendo esperienza con il passare del tempo, per poi espandersi.

La condizione irrinunciabile per creare un allevamento di api è la vicinanza di prati fioriti e alberi da frutto, che sono necessari alle api per procurarsi il cibo che serve per il loro sostentamento.

La sequenza di realizzazione di un allevamento di api

Utilizzare strumenti e materiali specifici

Api utilizzare strumenti e materiali specifici

Quando si avvia un allevamento di api si devono prendere una serie di precauzioni che servono per evitare pericolosissimi attacchi quando si esegue il prelevamento del miele. E’ quindi essenziale munirsi di materiali e strumenti specifici, come ad esempio i guanti e la tuta.

Accorgimenti, che seppur dispendiosi sia in termini economici che di tempo, che sono veramente indispensabili.

La pulizia dell’area

La prima operazione da eseguire quando si vuole realizzare un allevamento di api è una adeguata pulizia dell’area destinata per questa attività, con eliminazione delle foglie secche, dei residui di terra e di tutti gli elementi non igienici, in modo da consentire un corretto posizionamento delle arnie.

Api la pulizia dell’area

Per questa fase è possibile usare attrezzi adeguati come il rastrello ed il tosaerba. Dopo aver eseguito la pulizia si devono far trascorrere 24 / 48 ore in modo che l’aria pulita possa riciclarsi nell’ambiente.

La disposizione delle arnie

Api disposizione delle arnie

Un elemento imprescindibile per l’allevamento sono le arnie, le cassette realizzate appositamente per le api, che possono essere acquistate presso un vivaio specializzato. Le arnie devono essere disposte sul terreno una accanto all’altra ed ognuna deve avere un colore diverso.

Naturalmente il loro numero è proporzionale alla quantità di miele che si intende produrre. Il posizionamento delle arnie deve essere fatto evitando luoghi umidi e troppo ventilati.

Presso il vivaio si possono acquistare anche le api, sia la regina che le operaie. Quando si posizionano nelle arnie si deve fare attenzione alla loro disposizione, in quanto ogni arnia deve avere la sua ape regina. Questa è una fase molto delicata.

Creazione dei punti di abbeveraggio

Un altro accorgimento preliminare ma essenziale per creare un allevamento di api, è quello di creare alcuni punti per l’abbeveraggio, posizionando dei contenitori nelle vicinanze delle arnie oppure aggiungendo nella zona un piccolo laghetto.

Creazione dei punti di abbeveraggio

Questi punti di abbeveraggio servono sia per l’idratazione delle api che la loro termoregolazione corporea.

Un altro consiglio importante riguarda la protezione delle arnie, che deve essere fatta con dei teli di plastica posizionati nella parte alta, che garantiscono che nell’arnia non entri acqua piovana che potrebbe vanificare il lavoro fatto dalle api.

Cosa mangiano le api

Cosa mangiano le api

Il cibo fresco delle api, durante il periodo primaverile ed estivo è costituito da polline e nettare, mentre nel periodo invernale si cibano del miele, che producono nelle altre stagioni e depongono nelle celle dei favi, che poi sigillano in modo ermetico. Quando hanno necessità di sfamarsi le riaprono e lo utilizzano.

TOSSICITA VERSO LE API: COSA SIGNIFICA?

RISULTATI DI PROVE SPERIMENTALI EFFETTUATE PRESSO IL DIPARTIMENTO DI ENTOMOLOGIA E ZOOLOGIA APPLICATE ALL’AMBIENTE DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO, DA A. ARZONE E ALTRI.

La tossicità dei fitofarmaci saggiati viene definita leggera, moderata, notevole, alta, quando le percentuali di mortalità rilevate entro 12 ore dall’inizio delle prove sono comprese, rispettivamente, fra 1 e 25, fra 26 e 50, fra 51 e 75, fra 76 e 100.

Acephate: la sua tossicità è risultata alta sia per ingestione sia per contatto alla dose suggerita per trattamenti alle coltivazioni (0,6375%©); essa è apparsa alta, nelle prove per ingestione, perfino a 1/128 di tale dose e, in quelle per contatto, anche con foglie trattate 52 ore prima delle prove (A. Arzone e C. Vidano, 1980).

Alghe marine: nelle prove di laboratorio sono risultate non tossiche per le api (A. Arzone e A. Patetta, 1981).

Alphacypermethrin: risulta altamente tossico per ingestione e per contatto: per ingestione fino a concentrazione di 0,0475%©, dose 2 volte inferiore a quella normale d’impiego; per contatto fino a distanza di 316 ore (13 giorni) dal trattamento alla dose normale (0,095%©) e ancora a dose dimezzata. Rispetto al Cypermethrin è apparso meno tossico per ingestione e più tossico per contatto (A. Arzone e A. Patetta, 1988).

Amitraz: è apparso moderatamente tossico per ingestione e leggermente tossico per contatto. Provoca mortalità lenta ma progressiva, che appare alta solamente dopo 24 ore (A. Arzone e C. Vidano, 1980).

Atrazine: nelle prove per ingestione e per contatto indiretto è apparso non tossico (A. Arzone e A. Patetta, 1988).

Azinphos-methyl: risulta altamente tossico per ingestione e per contatto indiretto: per ingestione fino a concentrazione di 0,0157%©, dose 32 volte inferiore a quella normale d’impiego; per contatto fino a concentrazione di 0,0078%©, dose 64 volte inferiore a quella normale d’impiego, e fino a distanza di 11 giorni dal trattamento (A. Arzone e A. Patetta, 1989).

Bacillus thuringiensis: la mortalità delle operaie di A. mellifera ligustica alimentate con Bacillus thuringiensis dendrolimus non si è mai dimostrata superiore in modo significativo a quella dei testimoni e comunque tale da far desumere una tossicità del microrganismo degna di rilievo (Olga I. Ozino Marletto, A. Arzone e F. Marletto, 1973).

Benomyl: per ingestione e per contatto non ha rivelato tossicità degna di rilievo (A. Arzone e C. Vidano, 1980).

Butocarboxim: altamente tossico sia per ingestione sia per contatto (A. Arzone e C. Vidano, 1977).

Captan: nelle prove per ingestione e per contatto è risultato non tossico (A. Arzone e A. Patetta, 1988).

Carbaryl: risulta altamente tossico per ingestione anche se fortemente diluito e per contatto, anche a distanza dal trattamento (A. Arzone e C. Vidano, 1977).

Cartap hydrochloride: risulta moderatamente tossico per contatto, alla dose normale d’impiego nonché a quella dimezzata, ma altamente tossico per ingestione alla dose suggerita per trattamenti alle coltivazioni (0,9%©) e fino a dose 32 volte inferiore (A. Arzone e A. Patetta, 1984).

Chlorpyrifos-methyl: risulta altamente tossico per ingestione e per contatto non soltanto alla dose suggerita per trattamenti alle coltivazioni (0,422%©), ma fino a dose 4 volte inferiore se usato per contatto e fino a dose 64 volte inferiore se usato per ingestione (A. Arzone e A. Patetta, 1982).

Clofentezine: nelle prove effettuate è risultato non tossico per ingestione e per contatto (A. Arzone e A. Patetta, 1991).

Cyfluthrin: per ingestione ha mostrato azione piuttosto lenta ma inesorabile alla dose suggerita per i trattamenti in campo; per contatto è risultato altamente tossico alla dose suggerita per i trattamenti alle coltivazioni ed anche a dose dimezzata; è apparso tossico perfino a distanza di 15 giorni dal trattamento e a dose 16 volte inferiore a quella normale d’impiego (A. Arzone e A. Patetta, 1991).

Cypermethrin: altamente tossico per ingestione e per contatto: per ingestione fino a concentrazione di 0,0031%©, dose 64 volte inferiore a quella d’impiego in campo; per contatto fino a 988 ore (cioè 42 giorni) dal trattamento alla dose normale (0,2%o) e fino a 172 ore dal trattamento alla dose dimezzata (A. Arzone e A. Patetta, 1986).

Deltamethrin: la sua tossicità risulta alta per ingestione e notevole per contatto (A. Arzone e C. Vidano, 1978).

Dialifos: altamente tossico per ingestione e leggermente tossico per contatto alla dose suggerita per trattamenti antiparassitari (0,9%o); nelle prove per ingestione esso è apparso altamente tossico anche a dose 4 volte inferiore e notevolmente tossico a dose 8 volte inferiore; in quelle per contatto ha provocato mortalità piuttosto lenta, ma progressiva, che è apparsa elevata solamente dopo 24 ore (A. Arzone e C. Vidano, 1980).

Diazinon: nella sperimentazione è apparso altamente tossico per ingestione fino a dose 16 volte inferiore a quella normale d’impiego e per contatto indiretto anche a dose dimezzata (A. Arzone e A. Patetta, 1989).

Dicofol: notevolmente tossico per ingestione e leggermente tossico per contatto; esso provoca intossicazione acuta per ingestione, intossicazione lenta per contatto (A. Arzone e C. Vidano, 1974).

Dimefhoate: altamente tossico per ingestione e per contatto oltre che alla dose suggerita per trattamenti alle coltivazioni (0,57%o) anche fino a 4 volte inferiore nelle prove per contatto e fino a dose 256 volte inferiore in quelle per ingestione (A. Arzone e A. Patetta, 1982).

Dinocap: leggermente tossico per ingestione e notevolmente tossico per contatto, esso provoca intossicazione lenta e poco significativa per ingestione e intossicazione acuta per contatto (A. Arzone e C. Vidano, 1974).

Ditalimfos: nelle presenti prove è apparso non tossico per le api (A. Arzone e A. Patetta, 1982).

Dithianon: nelle prove effettuate ha causato mortalità non significativa per ingestione, mortalità alta alla dose normale d’impiego e notevole a dose dimezzata per contatto indiretto (A. Arzone e A. Patetta, 1989).

Dodine: nelle prove per ingestione e per contatto indiretto è risultato non tossico (A. Arzone e A. Patetta, 1988).

Endosulfan: moderatamente tossico per ingestione e notevolmente tossico per contatto indiretto (A. Arzone, 1980).

Ethiofencarb: altamente tòssico per ingestione e leggermente tossico per contatto (A. Arzone e C. Vidano, 1978).

Fenbutatin oxide: non tossico per ingestione e leggermente tossico per contatto (A. Arzone e A. Patetta, 1983).

Fenitrothion: altamente tossico sia per ingestione sia per contatto (A. Arzone e A. Patetta).

Fenoxycarb: alveari di Apis mellifera sono stati trattati in epoche diverse con dosi di Fenoxycarb e metodi differenti. Individui anomali sono stati espulsi da tutte le colonie trattate. Le espulsioni sono iniziate 1-2 settimane dopo i trattamenti e sono continuate per 2-3 mesi. Questo prodotto ha mostrato azione lenta e prolungata nel tempo e ha predisposto le colonie agli attacchi di peste europea e covata a sacco (F. Marletto, A. Arzone e M. Dolci, 1992).

Fenpropathrin: altamente tossico sia per ingestione, fino alla dose di 0,0020%o, dose 128 volte inferiore a quella normale d’impiego, sia per contatto (A. Arzone e A. Patetta, 1986).

Fentin acetate: i risultati della sperimentazione effettuata lo indicano non tossico per ingestione e dotato di tossicità molto lenta ma inesorabile per contatto (A. Arzone e A. Patetta, 1991).

Fenvalerate: altamente tossico per ingestione e leggermente tossico per contatto (A. Arzone e A. Patetta, 1982).

Flucythrinate: risulta moderatamente tossico per ingestione e per contatto (A. Arzone e A. Patetta, 1987).

Hexythiazox: nella sperimentazione effettuata è risultato non tossico per ingestione e per contatto indiretto (A. Arzone e A. Patetta, 1989).

Isofenphos: altamente tossico sia per ingestione sia per contatto alle normali dosi d’impiego; nelle prove per ingestione è risultato altamente tossico anche a dosi 2 volte inferiori e notevolmente tossico a dosi 4 volte inferiori (A. Arzone e C. Vidano, 1980).

Malathion: altamente tossico perfino a dosi di 0,0117%o per ingestione e di 0,1875%o per contatto (A. Arzone e A. Patetta, 1983).

Mancozeb: nelle prove è apparso non tossico per l’ape (A. Arzone e A. Patetta, 1984).

Methamidophos: nella sperimentazione effettuata è risultato altamente tossico per ingestione anche a dose 256 volte inferiore a quella suggerita per i trattamenti alle coltivazioni e per contatto anche a dose 16 volte inferiore a quella normale (A. Arzone e A. Patetta, 1991).

Methomyl: appare altamente tossico per ingestione fino a concentrazione di 0,0040%©, dose 128 volte inferiore a quella normale d’impiego, e per contatto anche a dose dimezzata (0,255%o) (A. Arzone e A. Patetta, 1988).

Omethoate: i risultati della sperimentazione lo indicano altamente tossico per ingestione e per contatto indiretto: per ingestione fino a concentrazione di 0,0039%©, dose 128 volte inferiore a quella normale d’impiego; per contatto fino a 10 giorni dal trattamento (A. Arzone e A. Patetta, 1989).

Paraquat: tossicità moderata alla dose normale d’impiego e leggera alle diluizioni decrescenti nelle prove per ingestione, leggera nelle prove per contatto (A. Arzone e A. Patetta, 1981).

Penconazole: nella sperimentazione effettuata è risultato non tossico per ingestione e per contatto indiretto (A. Arzone e A. Patetta, 1991).

Permethrin: altamente tossico per ingestione perfino a dosi di 0,0066%o e per contatto perfino a distanza di 17 giorni dal trattamento (A. Arzone e A. Patetta, 1983).

Phosalone: altamente tossico per ingestione fino a 1/8 della dose normale suggerita per i trattamenti, leggermente tossico per contatto indiretto (A. Arzone, 1980).

Pirimicarb: notevolmente tossico per ingestione e leggermente tossico per contatto; esso provoca intossicazione acuta per ingestione, intossicazione lenta per contatto (A. Arzone e C. Vidano, 1974).

Propargite: nella sperimentazione effettuata è risultato non tossico per ingestione e per contatto indiretto (A. Arzone e A. Patetta, 1989).

Propiconazole: risulta moderatamente tossico per ingestione e non tossico per contatto (A. Arzone e A. Patetta, 1987).

Pyrazophos: altamente tossico per ingestione e per contatto alla dose suggerita per trattamenti alle coltivazioni (0,3%©). Nelle prove per ingestione è apparso altamente tossico fino a dose 64 volte inferiore, moderatamente tossico a dose 128 volte inferiore, leggermente tossico perfino a dose 256 volte inferiore; in quelle per contatto ha mostrato tossicità alta anche a dose 2 volte inferiore a quella normale e fino a 52 ore dopo il trattamento (A. Arzone e A. Patetta, 1981).

Pyridafenthion: risulta altamente tossico per ingestione e per contatto: per ingestione fino a concentrazione di 0,0012%o, dose 1024 volte inferiore a quella d’impiego in campo; per contatto fino a 6 giorni dal trattamento alla dose normale (1,2%o) (A. Arzone e A. Patetta, 1987).

Quinalphos: risulta altamente tossico per ingestione e per contatto: per ingestione fino a concentrazione di 0,0039%o, dose 128 volte inferiore a quella d’impiego in campo, per contatto fino a 3 dosi geometricamente decrescenti (A. Arzone e A. Patetta, 1987).

Simazine: risulta leggermente tossico per ingestione; per contatto ha mostrato tossicità lenta, ma progressiva ed elevata al 3° giorno delle prove (A. Arzone e A. Patetta, 1986).

Tetradifon: altamente tossico per ingestione, perfino a concentrazioni pari a 1/2 e a 1/4 della dose normalmente impiegata nella lotta antiparassitaria e leggermente tossico per contatto; esso provoca intossicazione acuta per ingestione, intossicazione lenta per contatto (A. Arzone e C. Vidano, 1974).

Triazophos: risulta altamente tossico per ingestione fino a dose di 0,0010%©, dose 1024 volte inferiore a quella normale d’impiego, e per contatto fino a 12 giorni dal trattamento alla dose normale e anche a dose 16 volte inferiore (0,0625%o) (A. Arzone e A. Patetta, 1986).

Trioforine: non tossico per ingestione e leggermente tossico per contatto (A. Arzone e A. Patetta, 1983).

Zineb: tossicità non significativa per ingestione e per contatto indiretto (A. Arzone, 1980).

Ziram: leggermente tossico nelle prove per ingestione e in quelle per contatto; per contatto ha causato mortalità lenta e progressiva che è apparsa elevata dopo il 2° giorno (A. Arzone e C. Vidano, 1980).

Zolfo: tossicità non significativa per ingestione e per contatto indiretto (A. Arzone, 1980).