Da quando l’uomo si è scoperto agricoltore, è iniziata la stretta coabitazione con il mondo vegetale (per la propria sopravvivenza), ma anche con l’animaletto trovato su una delle piante e ovviamente schiacciato senza pietà. Così comincia la storia dell’uomo e del parassita.

I parassiti (dal greco parásitos, “commensale”; para, “presso” e sitos, “cibo”) e le malattie delle piante sarebbero la dimostrazione tangibile della collera divina poiché, come recita l’Antico Testamento, “le malattie delle piante sono state inviate sulla terra per punire l’umanità peccatrice”. In ogni epoca, gli uomini hanno collegato il mondo dell’infinitamente piccolo, così devastante, con il mondo divino; i Romani, ad esempio, praticarono per oltre 700 anni un culto piuttosto barbaro per ingraziarsi il dio Robigus, festeggiato il 25 aprile di ogni anno. Lo scopo era di proteggere le colture dai ripetuti attacchi di ruggine. Le offerte consistevano nell’attaccare delle torce infiammate alla coda di cani o di volpi, che rappresentavano la rapidità della ruggine e che venivano sacrificati per placare la collera del dio. In seguito si affermarono delle interpretazioni piuttosto fantasiose, soprattutto nel Medioevo, secondo le quali le malattie dei vegetali erano provocate da una potenza cosmica.

Nel 1120 in Francia, si procedette alla scomunica delle cocciniglie! Fino al secolo scorso, si pregava o si ricorreva alla stregoneria per eliminare i fitofagi capaci di distruggere interi raccolti (la dorifora, il nemico numero uno della patata, provocò nel XIX secolo in Irlanda una carestia che uccise più di 1 milione di persone). Benché alcuni autori si dilunghino a descrivere l’esistenza di parassiti ani

mali e vegetali, trascorrerà molto tempo prima che le patologie vengano studiate da un punto di vista scientifico; spesso, ci si limita a considerare la presenza dei parassiti come un male necessario. Nel XVII secolo, le malattie delle piante sono divise in due gruppi, a seconda delle cause esterne (climatiche) e delle cause interne (circolazione della linfa). Ma è solo nel XVIII secolo, grazie all’invenzione del microscopio, che viene scoperta l’esistenza di forme viventi che si sviluppano a spese di altri organismi.

Jean-Jacques Rousseau dà la seguente definizione di parassiti nel suo Dicitonnaire de botanique: “Piante che nascono o crescono su altre piante e si nutrono delle loro sostanze.”

L’autentica rivoluzione fu inaugurata da Louis Pasteur che, grazie alla scoperta della penicillina, modificò non solo i comportamenti medici, ma influì anche sulla fitofarmacia.

Alla fine del XIX secolo, si usano lo zolfo (come già suggeriva Omero), la nicotina, l’arsenico per combattere i parassiti, ma si affermano le nozioni di insetticida e fungicida. Oltre all’aspetto finanziario della fitofarmacia, che si è sviluppata moltissimo nel dopoguerra, è evidente l’interesse che essa rappresenta per coltivatori e giardinieri, che hanno a loro disposizione un arsenale impressionante di prodotti di ogni genere. Tuttavia, bisogna mantenere la lucidità e valutare con attenzione le varie possibilità. Curare il giardino significa prima di tutto imparare a conoscerlo e sapere che è la sintesi ecologica di migliaia di esseri viventi.

L’uomo, diventando agricoltore, provoca un disequilibrio tra le piante e i loro parassiti naturali:

–    da una parte concentrando le stesse piante su una superficie più o meno estesa;

–    dall’altra parte sradicando le piante dal loro luogo d’origine;

–    infine, selezionando le piante senza accrescerne la resistenza in un determinato habitat.

All’alba del terzo millennio, la natura, costantemente modificata dall’uomo, ha subito delle trasformazioni radicali:

–    la flora si è impoverita;

–    alcuni parassiti, completamente debellati dai prodotti chimici, sono sostituiti da altri parassiti molto più pericolosi;

–    alcune specie sviluppano delle resistenze;

–    alcuni ausiliari sono stati decimati.

Le prime lotte contro gli insetti.

La lotta contro gli insetti si inserisce in una tradizione antica: a questo scopo sono stati impiegati i ceti più poveri. In piena notte, dotati di lanterne, ci si recava negli orti e si raccoglieva con le mani maggiolini, punteruoli e bruchi.

Una legge emanata durante la Rivoluzione francese stabilì per la prima volta la disinfestazione obbligatoria degli orti dai bruchi. Durante la seconda guerra mondiale si raccoglieva ancora la dorifora a mano.

ter curare il suo giardino sapendo che esistono varie soluzioni: alcune, a lungo termine, risultano nocive per l’ambiente, mentre altre, dette biologiche, sono meno pericolose. Per questo motivo, ci impegneremo a dare consigli in materia di prevenzione e, nei limiti del possibile, opteremo per la lotta “biologica” anziché per la lotta “chimica”.

Che cos’è un parassita?

Definizioni
Si definisce parassita ogni virus, fungo, insetto che si sviluppa a spese di una pianta senza estrarre del tessuto vegetale, ma prelevando una parte della sostanza del vegetale per garantire il proprio sviluppo e la sopravvivenza della specie. Per un effetto di eccitazione locale, il parassita libera delle sostanze tossiche che danneggiano la crescita della pianta.

Il devastatore, dal canto suo, si nutre della pianta prelevando una parte del tessuto vegetale per garantire la propria sopravvivenza.

Alcuni esempi: l’afide è un parassita, la lumaca è un devastatore fitofago (da phyto, “pianta” e fago, “mangiare”).

Spesso questa distinzione non è tenuta presente e con il termine parassita si intende più generalmente tutte le affezioni che possono colpire le specie vegetali.

Sulla base degli effetti che provocano, le malattie parassitarle si classificano in:

–    malattie batteriche;

–    malattie virali;

–    malattie crittogamiche (causate da funghi).

I parassiti e i fitofagi animali, definiti spesso con il termine “animali nocivi”, appartengono a due categorie:

– gli invertebrati (molluschi, insetti…);

–    i vertebrati (uccelli, mammiferi…).

Vengono definiti “non specifici” tutti i parassiti e i fitofagi in grado di attaccare piante di specie diverse. Viceversa, i parassiti o i fitofagi “specifici” attaccano un’unica specie vegetale. Il limite tra le due categorie è difficile da stabilire: benché specifico, un parassita può comunque nutrirsi delle piante di una stessa famiglia.

Ad esempio, la mosca del porro colpisce anche l’aglio e la cipolla.

I batteri

Descrizione

Scoperti nel 1675 da Van Leeuwenhoek, i batteri sono probabilmente i primi organismi a essere comparsi sulla Terra e gli unici a non aver subito delle trasformazioni radicali. Fanno parte della famiglia delle cellule procariote. Il batterio è dunque costituito da una sola cellula, la cui forma, nel caso dei batteri fitopatogeni, ricorda quella di un bastoncino (il cromosoma non è distinto dal citoplasma). Il batterio misura circa 1 micron, ovvero 10-6 metri. Il guscio della cellula è reso stabile da una parete rigida.

I batteri si sviluppano nelle cellule della pianta. Possono essere non specifici, come ad esempio il crown gali, o “tumore batterico delle piante” (Agrobacterium tumefaciens), che può colpire più di 170 specie, oppure il marciume batterico dei tubercoli, bulbi o rizomi che colpisce gli iris, gli ari o le orchidee. Altri batteri, al contrario, sono del tutto specifici.

I    fattori di propagazione

La diffusione dei batteri fitopatogeni avviene con la complicità dell’uomo, che può utilizzare senza saperlo delle sementi già infette. Bisogna quindi servirsi di semi di origine certificata.

II    vento e la pioggia sono altri fattori che favoriscono il loro sviluppo.

I batteri si introducono nella pianta o nell’albero attraverso le aperture naturali della pianta, le ferite naturali o artificiali (cicatrici fogliari, piaghe successive a operazioni colturali), oppure in seguito a eventi meteorologici o climatici (grandine, gelo).

I batteri resistono fino allo 0 assoluto (- 273 °C!) ma sopportano male le alte temperature: per questo motivo, i professionisti fanno ricorso spesso alla pastorizzazione.

Le condizioni climatiche ideali per lo sviluppo dei batteri sono calore e terreno molto umido.

I concimi minerali vedono accresciute le loro capacità di sviluppo, a differenza dei concimi contenenti calcio.

Bisogna sottolineare l’importanza dell’interazione tra batteri e animali: in moltissimi casi, sono gli insetti come i tripidi, gli aleurodidi, le api, i coleotteri o le mosche che trasportano le malattie da pianta a pianta.

Si calcola che siano circa 250 i batteri capaci di danneggiare le piante: provocano necrosi, avvizzimento, marciume molle, tumori o malformazioni.

Parte della cellula vegetale dalla quale è escluso il nucleo.

Gli strumenti di lotta

I metodi colturali

•    Avere un terreno equilibrato.

•    Disinfettare il suolo con il vapore (metodo riservato ai professionisti).

•    Usare un concime equilibrato.

•    Lavorare con attrezzi puliti e disinfettati (disinfezione con la varechina o la formalina).

•    Scegliere delle specie particolarmente resistenti.

I metodi chimici

Ci sono pochi prodotti organici di sintesi capaci di uccidere i batteri fitopatogeni; tra i prodotti “biologici”, il rame può neutralizzare un batterio senza però distruggerlo. Gli antibiotici non possono essere utilizzate poiché, nella maggior parte dei casi, risultano tossici per le piante ornamentali e sono difficili da usare per il giardiniere dilettante.

Le principali malattie batteriche

II crown gali

Il crown gali, o tumore batterico, colpisce molti vegetali, ad eccezione della famiglia delle graminacee.

È una specie una specie di tumore maligno; si manifesta con la comparsa di escrescenze e rigonfiamenti bianchi sul colletto, che a poco a poco marciscono e anneriscono.

Il marciume può accelerare la morte del vegetale. Il tumore batterico si insinua sempre attraverso una ferita.

Gli strumenti di lotta

•    Sono principalmente colturali:

–    distruggete le piante colpite;

–    effettuate una lunga rotazione delle colture;

–    scegliete dei vegetali sani, senza ferite;

–    si possono anche eliminare i tumori tramite raschiamento e applicare una soluzione leggermente alcolizzata dopo l’intervento.

•    Bisogna anche lottare contro i nematodi, le larve di maggiolino e di elateride che facilitano la diffusione del batterio.

•    Esiste un metodo biologico non ancora disponibile per i dilettanti: si tratta di un ceppo batterico che reagisce riproducendo un antibiotico.

L’avvizzimento batterico

Può colpire moltissimi vegetali (dalia, patata, crisantemo, pomodoro…). Il batterio responsabile dell’avvizzimento è trasmesso sia dai nematodi, sia dal terreno; la sua diffusione è facilitata dalla presenza di ferite sulla pianta.

I tessuti vascolari si atrofizzano e la pianta atrofizzata muore.

A seconda della specie attaccata, si riscontrano macchie scure sulle foglie, tumori sul colletto della pianta, marciume sui tubercoli… L’avvizzimento batterico è favorito dalla temperatura mite e da un alto tasso di umidità.

Gli strumenti di lotta

• Sono principalmente colturali:

–    scegliete delle piante sane;

–    eliminate le piante colpite;

–    disinfettate gli attrezzi da giardino con l’alcol;

–    disinfettate il suolo.

Il marciume batterico dei bulbi

Si riscontra sui bulbi un marciume molle che

emana un forte odore.

Il colpo di fuoco batterico delle rosacee

Il colpo di fuoco batterico è la più grave malattia delle rosacee e dev’essere combattuto da tutti. In Italia e nella UE c’è una legge che prevede l’obbligo della lotta.

I germogli, le foglie e i fiori colpiti assumono un caratteristico colore bruno, anneriscono e cadono: sembra che siano stati toccati da una fiammata.

La malattia si diffonde soprattutto al momento della fioritura.

Gli strumenti di lotta

Alcuni metodi colturali possono aiutarvi a bloccare la comparsa del batterio:

–    evitate i terreni troppo umidi;

–    distruggete e bruciate le piante troppo danneggiate;

–    a titolo preventivo, applicate un fungicida tipo poltiglia bordolese per prevenire l’attacco e rinnovate il trattamento al momento della fioritura.

Avvizzimento batterico (© A. Furlani Pedoja)

Gli steli si staccano facilmente, le foglie ingialliscono, compaiono gradualmente necrosi brunastre sul punto di congiunzione tra il picciolo e il lembo.

Gli strumenti di lotta

Prima di piantare i bulbi, controllate le loro condizioni ed eliminate tutti quelli che risultano colpiti.

I micoplasmi

Descrizione

I micoplasmi sono stati scoperti solo nel 1967. Diversamente dai batteri, la loro parete cellulare è rigida.

I fattori di propagazione

Gli insetti, soprattutto le cicadelle, veicolano i micoplasmi.

Essi si trasmettono per contatto durante le operazioni di moltiplicazione.

Attualmente si contano varie centinaia di micoplasmi, tra cui il celebre Stolbur, che colpiscono in particolare la famiglia delle solanacee.

Gli strumenti di lotta

Sono accessibili soprattutto ai professionisti.

Si mira anche a combattere gli insetti, veicolo di propagazione dei micoplasmi.

I virus

Descrizione

I virus sono degli organismi piccolissimi, che misurano tra i 200 e i 2.000 nano-metri. La forma ricorda sia quella di un bastoncino, sia quella di un poliedro. Composti da un capside che protegge un filamento di RNA (acido ribonucleico), i virus parassitano necessariamente una cellula vivente. Il filamento di RNA si installa nel citoplasma e disturba lo sviluppo normale delle cellule, trasmettendo delle informazioni a partire dalle quali esse duplicano il virus. Così, in poche ore, milioni di particelle virali sono prodotte dal vegetale, il cui sviluppo normale risulta del tutto alterato.

Cambiamento di colore anomalo di uno o più organi della pianta.

I vegetali colpiti da virosi presentano i seguenti sintomi:

•    Sugli steli:

–    rinsecchimento;

–    deformazioni;

–    necrosi.

•    Sulle foglie

–    ingiallimento del lembo;

–    mosaico;

–    chiazzatura;

–    raggrinzamenti;

–    accartocciamenti;

–    rigonfiamenti.

•    Sui fiori:

–    screziature (nel XVII e nel XVIII secolo, le screziature erano molto apprezzate: tuttavia non si sapeva che erano sintomo di un virus);

–    deformazione dei fiori;

–    mancata fioritura.

I virus si mantengono attivi nel terreno, nei vegetali viventi, nei semi, nelle piante perenni e in alcuni animali.

I fattori di propagazione

I virus si propagano:

–    attraverso gli strumenti di coltura;

–    nel sottosuolo, tramite i nematodi o i funghi;

–    nell’aria, tramite alcuni insetti come gli afidi e gli acari.

Gli strumenti di lotta

I metodi colturali

•    Disinfettate il terreno.

•    Estirpate le piante avventizie.

•    Combattete gli insetti vettori (ricoprendo le piante con pellicole trasparenti isolanti che impediscono agli insetti di posarsi al suolo).

•    Disinfettate gli attrezzi con alcol a 90°.

•    Anche la termoterapia è utile contro i virus.

Un esempio di virus: il mosaico_

Il virus del mosaico è caratterizzato da chiazze a forma di V diffuse su tutto il lembo.

Le foglie si deformano, si raggrinziscono poi ingialliscono e cadono. La pianta deperisce e muore.

Il virus è trasmesso dai nematodi; bisogna quindi combatterli per evitare la comparsa della malattia. E evidente che dovrete sopprimere le piante malate.

I funghi

Descrizione

Causano le malattie crittogamiche. I funghi non producono clorofilla e, per riuscire a sopravvivere, devono parassitare dei vegetali vivi o morti; l’apparato vegetativo è costituito da un micelio che assimila le sostanze organiche fissandosi all’ospite tramite un austorio.

A seconda del tipo di sostanza organica assimilata, i funghi sono definiti saprofiti (nel terreno) o endofiti (sulla superficie delle piante). Il fungo si propaga diffondendo delle spore.

Può incubare nella pianta per molti anni prima che compaiano sintomi visibili a occhio nudo.

I fattori di propagazione

L’umidità favorisce nettamente la comparsa dei funghi (eccezion fatta per il celebre oidio).

II    micelio può installarsi in seguito a ferite (naturali o accidentali), la monocoltura, la densità delle piante, le colture in serra.

Il fungo produce degli enzimi che provocano, attraverso la digestione dei tessuti vegetali:

•    Marciume umido (perdita di citoplasma), che comporta la distruzione rapida del vegetale;

•    Marciume secco: il vegetale si disidrata e le foglie assumono una colorazione che varia a seconda del tipo di fungo;

•    Necrosi:

– le radici appassiscono (ostruzione dei vasi, cedimento irreversibile delle foglie);

–    il colore delle foglie cambia: l’ingiallimento del lembo è causato dalla distruzione della clorofilla;

–    malformazioni;

–    cancri.

Si distingue il tipo di fungo in base alle croste, ai granuli e alle feltrature che compaiono sul vegetale.

Si formano dei carboni costituiti da una polvere nerastra che libera le spore. La polvere può essere bloccata nel lembo ed essere visibile solo in trasparenza.

Per quanto riguarda la ruggine, compare sotto forma di pustole polverulente sulla superficie inferiore delle foglie.

La presenza di alcuni funghi si manifesta con la comparsa, sotto la corteccia dell’albero, di un bianco tipicamente fungino e, inoltre, di organi di fruttificazione come quelli del-YArmUlaria mellea (i comuni “chiodini”).

Le principali affezioni crittogamiche

Lo phytophtofo

La phytophtora è un fungo che provoca molti danni.

Sopravvive nel terreno e si sviluppa soprattutto quando c’è troppa acqua nel suolo e la temperatura ambiente è di 15-20 °C.

Si propaga attraverso l’acqua e l’uomo. Il fungo si fissa alla pianta tramite le ferite presenti sul colletto o sulle radici superficiali.

La propagazione può anche avvenire tramite gli animali, come ad esempio alcuni ne-matodi.

I sintomi e i danni

Sulla parte aerea delle piante, il fogliame perde colore (tende al bruno o al giallo) e la pianta si affloscia, come se avesse sete.

Sul colletto compare un marciume color marrone. Le radici sono intaccate gravemente e si manifestano dei cancri.

Questo fungo colpisce in particolare le eriche, le conifere da ornamento, i rododendri, i cipressi cyparis, le azalee.

Gli strumenti di lotta

• Rimedi colturali:

–    combattete l’umidità stagnante;

–    controllate le ferite, soprattutto sul colletto;

–    gli alberi o i vegetali colpiti devono essere bruciati.

L’oidio

Il termine generico designa un gran numero di funghi affini (Erysiphe, Phyllactinia, Sphaerotheca, Microsphera, Oidium…).

Questi funghi colpiscono moltissime piante. I sintomi sono facilmente riconoscibili: sulle foglie, compaiono delle macchie bianche (micelio) che si estendono progressivamente a tutta la pianta.

Se il vegetale non viene curato, deperisce, i germogli appassiscono e i fiori già sbocciati diventano secchi. Le foglie si deformano (rigonfiamenti, perforazioni).

Contrariamente agli altri funghi, l’oidio si sviluppa soprattutto con un clima caldo e secco.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    evitate i terreni troppo azotati;

–    le piante non devono essere troppo vicine.

•    Rimedi biologici:

–    l’equiseto è un anticrittogamico naturale che potrete usare sotto forma di decotto;

–    lo zolfo, autorizzato nella lotta biologica, è un potente fungicida adatto al trattamento dell’oidio. Troverete in commercio dei preparati da diluire a base di fiori di zolfo, da utilizzare da marzo a ottobre. Attenzione, lo zolfo è fitotossico: usato in dosi eccessive, brucia le piante.

•    Rimedi chimici:

–    a disposizione dei giardinieri dilettanti si trovano dei preparati fungicidi sistemici, ad esempio a base di miclobutanil.

Le ruggini

Che siano brune, arancioni, gialle o nere, le ruggini sono tutte caratterizzate dalla presenza di pustole polverulente contenenti le spore di questi funghi, che infestano moltissimi vegetali. Le pustole sono di solito localizzate sulla parte posteriore delle foglie e sugli steli. La disposizione delle spore può essere molto regolare, organizzata in maniera concentrica, oppure più casualmente come nel caso della mahonia.

La parte superiore del lembo si ricopre di tante chiazze color giallo arancio, poi le foglie cadono in seguito all’indebolimento progressivo del vegetale.

Le ruggini possono essere eteroiche (la ruggine deN’anemone e del rosaio), ovvero hanno bisogno di due piante ospiti per svilupparsi, oppure autoiche: in questo caso, effettuano il proprio ciclo di sviluppo su una sola pianta.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi biologici:

–    decotto a base di equiseto.

•    Rimedi chimici:

-trattamento fungicida preventivo a base di mancozebe;

–    fungicida.

Foglie colpite dalla ruggine bianca (© F. Mainardi Fazio)

La mono dei semenzali

Questa malattia colpisce soltanto le plan-tule e le talee. Sul colletto delle piantine compare un marciume umido. La parte aerea della plantula cade e il marciume completa la sua opera demolitrice. Le talee presentano delle macchie nerastre che ne provocano rapidamente la morte.

Gli strumenti di lotta

• Rimedi preventivi:

–    procuratevi delle sementi sane;

–    piantate i semi in un terreno sano o precedentemente disinfettato;

–    concimate il terreno con un prodotto ricco di azoto e potassio, nonché con la polvere del carbone di legna;

–    non annaffiate troppo.

La peronospora

È una malattia molto frequente negli anni di forte piovosità, e colpisce moltissimi vegetali. Il fungo sverna sulle piante o sui tubercoli rimasti nel terreno. Si propaga attraverso gli stomi e i nuovi tubercoli sono contaminati dall’acqua piovana. L’umidità e il calore favoriscono la diffusione del fungo.

Macchie brune compaiono sulle foglie, mentre la parte posteriore presenta una lanugine bianca. La foglia diventa secca oppure marcisce. I tubercoli o i frutti, a seconda della specie colpita, marciscono anch’essi.

Gli strumenti di lotta

• Rimedi preventivi:

– per limitare la comparsa del fungo, potete usare la poltiglia bordolese eseguendo un’applicazione ogni 2 o 3 settimane. Potete anche usare un fungicida di sintesi;

–    l’equiseto, un potente fungicida, può essere applicato sotto forma di decotto;

–    per quanto riguarda la coltura associata, fate attenzione a non piantare pomodori, patate o melanzane gli uni vicini alle altre: si tratta infatti di specie che appartengono alla stessa famiglia e quindi sono più sensibili a un eventuale attacco.

Lo fumaggine

Questo fungo provoca una polvere nera che ricopre quasi tutto il lembo della foglia e che, nel peggiore dei casi, assomiglia alla fuliggine. Il fungo compare dopo il passaggio di un insetto succhiatore (come l’afide) e si sviluppa sulla mielata prodotta da tali insetti.

Benché sia molto antiestetica, la fumaggine non provoca dei grossi danni alle piante colpite.

In effetti, la malattia non penetra nel tessuto fogliare e quindi non nuoce alla circolazione della linfa, tuttavia fa da schermo alla luce del sole impedendo la fotosintesi.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi preventivi:

–    bisogna evitare la comparsa di afidi.

•    Rimedi colturali:

-sono molto semplici: pulite con acqua e sapone solido al fango nero (o qualsiasi altra soluzione a base di detersivo per piatti) le foglie e i rami ricoperti di melata e fumaggine.

Lo muffo grigio, o Botrytis cinerea

Si tratta di un fungo molto diffuso, che colpisce moltissime piante ornamentali, da frutta nonché gli ortaggi.

È caratterizzata da:

–    piccole chiazze che “picchiettano” la superficie delle foglie;

–    una muffa grigia e lanuginosa sulle gemme dei fiori, sui fiori e sui frutti;

–    macchie sulle foglie;

–    se si scuote la pianta, si liberano delle spore;

–    la “malattia della tela” sul terreno infestato evidenzia dei filamenti biancastri che si sviluppano a forma di tela di ragno e attaccano le piante, manifestandosi con la moria dei semenzali o il marciume degli steli.

I fattori di propagazione

•    Tempo piovoso.

•    Vegetali piantati troppo all’ombra.

•    Ambiente caldo e umido.

•    Lunga rotazione delle colture.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    evitate concimi troppo ricchi di azoto;

-fertilizzate il terreno con polveri di roccia, alghe calcaree oppure corteccia di pino;

–    piantate dell’aglio tra le colture minacciate;

–    strappate le piante colpite e poi bruciatele.

•    Rimedi chimici:

–    la muffa grigia può essere contrastata soltanto in maniera preventiva con fungicidi.

La muffa bianca, o Sderotinia sderotiorum

Anche in questo caso si tratta di un fungo molto diffuso, che attacca ogni tipo di pianta e si manifesta sotto forma di macchie dall’aspetto oleoso sulla superficie delle foglie.

La pianta appassisce e si ricopre di uno strato lanuginoso bianco cosparso di granuli neri, detti sclerozi. A volte gli sclerozi emettono delle goccioline giallastre (sono gli sclerozi che assicurano la sopravvivenza del fungo, che può conservarsi attivo nel terreno per molti anni). Se non viene curata, la pianta marcisce in fretta.

I fattori di propagazione

•    Terreni troppo leggeri.

•    Umidità elevata.

Gli strumenti di lotta

•    A titolo preventivo:

–    decotto di equiseto;

–    prevedete una corretta rotazione delle colture;

–    non arricchite troppo il terreno con sostanze organiche;

–    distruggete le piante colpite.

•    Rimedi chimici:

–    applicate un fungicida.

I marciumi (Armillaria melleo, Rosellinia necatrix)

Colpiscono principalmente gli alberi ornamentali, ma anche i rosai, le peonie ecc. All’inizio i funghi attaccano le radici della pianta, senza che la parte aerea presenti nessun sintomo visibile.

È solo dopo che hanno parassitato tutta la parte sotterranea dell’albero che si nota un fogliame meno rigoglioso, rametti secchi all’estremità dei rami, l’ingiallimento delle foglie, che a volte cadono all’improvviso.

Se si solleva leggermente la corteccia, si vede il micelio bianco del fungo, disposto a palmette, e dei cordoncini neri (rizomorfi) responsabili della contaminazione.

L’albero puzza di fungo. Se quest’ultimo fruttifica – il che non avviene sempre, troverete dei grossi funghi a cappello situati alla base del tronco.

Gli strumenti di lotta

Generalmente, una volta stabilita la diagnosi, è ormai troppo tardi per salvare l’albero. Le cure sono piuttosto radicali: bisogna infatti abbattere l’albero, estirpare il ceppo e procedere all’estrazione delle radici malate.

Per evitare la rapida diffusione del fungo, bisogna scavare intorno all’albero una trincea profonda 50-80 cm, che isolerà il fungo dagli altri alberi.

Mentre scavate, gettate la terra all’interno del cerchio così creato.

Il cancro europeo

Compaiono dei rigonfiamenti sul colletto degli alberi, sui rami e sui ramoscelli. Possono circondare completamente la parte colpita, tanto che tutti i rami che si trovano sopra il cancro diventano secchi.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    raschiate i cancri per eliminare il legno malato e bruciarlo.

•    Rimedi chimici:

–    applicate sulla piaga un fungicida a base di rame e ricoprite con il mastice.

La malattia del corallo

Il fungo si sviluppa nei tessuti legnosi e rapidamente compaiono piccole macchie arancioni disposte a semicerchio. Il legno diventa rosso o marrone a seconda dell’infestazione.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi meccanici e colturali:

–    eliminate le parti colpite.

•    Rimedi chimici:

–    applicate un fungicida a base di rame.

Il vischio, uno strano parassita…

Nessun parassita è stato così benaugurante nella storia dell’uomo! Di volta in volta porta-fortuna sotto il quale cantare Felice anno nuovo, pianta tagliata dai druidi con una roncola d’oro e gettata in panni bianchi, a lungo simbolo di fecondità.

Eppure si tratta di un emiparassita, in grado di realizzare la propria fotosintesi (produce clorofilla), che danneggia gravemente gli alberi. Il vischio bianco (Viscum album) era tipico del mondo celtico e cresce sui meli, sui pioppi, sui tigli e sugli aceri… Stranamente, non cresce mai sul faggio. Il vischio fruttifica in inverno sotto forma di bacche bianche che gli uccelli – soprattutto i tordi – trasportano su altri alberi. Una volta posato sul ramo, il seme germoglia e si fissa all’albero formando un piccolo piede ricurvo. Le prime foglie spuntano dopo un anno. Il vischio succhia la linfa e indebolisce l’albero. Per eliminare questo parassita tenace, bisogna non solo staccarlo dai rami, ma anche raschiare il punto in cui si è fissato il piede e ricoprire con mastice fungicida.

Fate attenzione, i frutti del vischio sono estremamente tossici.

I parassiti e i fitofagi

I nematodi

I nematodi sono vermi miscroscopici. Si muovono per ondulazione o per reptazione e prediligono gli habitat acquatici.

Le larve possono mantenersi in vita per anni.

I nematodi aspirano i succhi di cui hanno bisogno grazie allo stiletto boccale.

A seconda delle specie, vivono:

–    nel terreno, dove attaccano le radici o i bulbi per nutrirsi (ad esempio il Pratylen-chus sp).

Mordendo le radici, iniettano una saliva tossica che le fa marcire e rallenta lo sviluppo cellulare della pianta, che reagisce creando delle nodosità. Sulla parte aerea le piante ingialliscono, si necrotizzano e si deformano. I nematodi favoriscono la comparsa di batteri:

-sugli steli dei vegetali (Dytilenchus sp.): la loro presenza è rivelata da macchie oleose, rigonfiamenti e deformazioni;

–    sulle foglie: si nutrono dei tessuti teneri del lembo e si arrestano vicino alle nervature (Aphelenchoides ritzemabosi). La foglia imbrunisce a partire dalla base. Sulla parte posteriore compaiono delle macchie irregolari.

I fattori di propagazione

•    L’umidità.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    non bagnate le foglie mentre annaffiate;

–    bruciate le piante attaccate dai nematodi.

•    Rimedi biologici:

–    sono soprattutto preventivi: bisogna prevedere una corretta rotazione delle colture;

–    piantate i garofani indiani che respingono i nematodi.

I molluschi

Le lumache

Le lumache sono dei molluschi ermafroditi.

Svernano e si nascondono negli anfratti del terreno, sotto i ciottoli o le tegole, proteggendosi dall’ambiente esterno per mezzo di uno strato protettivo chiamato “epifrag-ma”.

Alla fine della primavera depongono sotto terra piccole uova bianche contenute in sacchetti protettivi. Si tratta di animali notturni,

Le lumache mostrano una spiccata preferenza per le foglie dei vegetali, ma si nutrono anche di rifiuti vegetali e uova di limaccia!

Larghe rientranze presenti sul lembo dei vegetali e una scia multicolore sono i segni tipici del passaggio di una lumaca.

La pioggia e la presenza d’acqua ne facilitano gli spostamenti. Eliminate le lumache solo se provocano danni troppo ingenti al vostro giardino.

Gli strumenti di lotta

•    I metodi colturali sono abbastanza semplici da mettere in atto e si riassumono da un lato nel raccogliere le lumache (ad esempio dopo la pioggia), dall’altro nel distruggere le loro uova smuovendo regolarmente la terra.

•    Utilizzate un prodotto biologico.

Le limacce

In autunno, le limacce depongono nel terreno le loro uova rotonde e trasparenti, che si schiudono    Le lumache lasciano dietro di sé una scia multicolore

in primavera.    (© A.Taccori)

Sono animali notturni che provocano molti danni dopo un acquazzone. Di giorno rimangono nascosti, come le lumache, negli anfratti o sotto le tegole. I danni delle limacce orticole sono essenzialmente sotterranei: esse infatti rodono i bulbi, i rizomi e i tubercoli.

Le limacce grigie preferiscono rosicchiare le foglie rispettando il tracciato delle nervature della foglia.

Il tempo caldo-umido e il terreno troppo ricco di compost facilitano l’arrivo delle limacce nel vostro giardino.

Gli strumenti di lotta

Come nel caso delle lumache, potete eliminare le uova smuovendo regolarmente il terreno, raccoglierle    per    preparare    un    colaticcio

di lumaconi; si tratta di un preparato poco appetitoso    in sé,    ma    molto    efficace.    Potete

inoltre effettuare una pacciamatura organica e soprattutto eliminare le fermentazioni del concime, che le limacce prediligono in modo particolare. Date ospitalità agli uccelli e alle talpe che fanno scorpacciate di lumaconi. Per i trattamenti preferite un prodotto biologico.

Gli aracnidi

Si tratta dei ragni (sottotipo dei Chelicerati). Benché facciano paura a moltissime persone, i ragni sono amici dei giardinieri. In effetti, si nutrono di insetti ed è per questo che dobbiamo proteggerli.

Gli acari

Di forma ovoidale o globulare, la particolarità degli acari è di avere la testa e il torace uniti. La pelle non è rigida.

Si può vederli a occhio nudo camminare sulla parte posteriore delle foglie, lungo le nervature principali. Tuttavia, altre specie sono presenti sullo stelo, sulle foglie e sui fiori.

Il più comune è l’acaro giallo tessitore: produce una specie di tela che lo aiuta a spostarsi sulle foglie e lo protegge dalle aggressioni esterne.

Il ragno rosso degli alberi da frutta è molto diffuso nei frutteti, sulla vite e in moltissime piante ornamentali. Predilige inoltre le verdure appartenenti alla famiglia delle cucur-

La crusca umida sotto un vaso capovolto attira con facilità le lumache (© F. Mainardi Fazio)

Gli acari assorbono il citoplasma delle foglie e vi iniettano una saliva tossica. Le foglie perdono colore, si indeboliscono e si chiazzano.

La crescita del vegetale subisce un rallentamento. Il vento, il calore, gli uccelli, gli uomini (gli acari si attaccano facilmente ai vestiti) favoriscono la diffusione di questi animaletti.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi biologici e tradizionali:

–    annaffiate le piante con un getto d’acqua potente;

–    se l’attacco è massiccio, trattate con piretro o rotenone;

–    favorite la presenza di alcuni ausiliari, cimici e acari predatori (Typho-lodromus, coccinelle, sirfi, tripidi ecc.);

–    spalmate il tronco con oli minerali;

–    bruciate le parti colpite.

•    Rimedi colturali:

–    limitate gli apporti di azoto;

–    estirpate le piante avventizie;

–    usate un compost ricco di elementi fertilizzanti.

•    Rimedi chimici:

–    alla fine del periodo di quiescenza, spargete dei prodotti ovicidi.

Il tarsonema

È un acaro che provoca dei danni non gravi che si manifestano nella deformazione delle foglie: queste si arrotolano, si arricciano o si ricoprono di peli.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali e meccanici:

–    effettuate una corretta rotazione delle colture;

provocandone il rinsecchimento (© A. Furlani Pedoja)

Erbe che crescono naturalmente in un certo terreno.

-vicino alle piante di fragola, sensibili al tarsonema, piantate l’aglio, che respingerà l’acaro.

L’erinosi

Si tratta di un’alterazione provocata da piccoli acari e caratterizzata dall’ipertrofia dei peli.

La parte posteriore delle foglie è ricoperta da placche feltrose che misurano circa 1-2 cm. Possono provocare delle galle rosse sulla parte superiore delle foglie.

Gli strumenti di lotta

• Rimedi chimici e biologici

–    soluzione acaricida;

–    polverizzazione di una soluzione a base di zolfo.

I miriapodi

Come indica il nome (myria, “mille” e pous, “piede”), i miriapodi sono caratterizzati dal numero impressionante di piedi – non ne hanno mille, ma arrivano fino a trenta paia!

Vivono sotto terra e, nonostante i danni che provocano, bastano gli ausiliari per limitarne la diffusione.

Gli insetti

Gli insetti rappresentano la classe più importante del mondo animale. In tutto il mondo si contano oltre un milione di insetti.

Allo stadio adulto la maggior parte di essi presenta 6 zampe, uno o due paia di ali trasparenti oppure opache.

Bisogna sapere che, nel caso degli insetti, sono le larve che provocano i danni maggiori.

La particolarità di alcuni insetti è di riprodursi senza che le femmine siano fecondate (afidi); altri hanno bisogno di 2 piante ospiti per completare il ciclo di sviluppo. Gli insetti attraversano vari stadi di crescita prima di arrivare all’età adulta:

–    la femmina depone le uova;

–    le uova si trasformano in larve (mosca carnaria, bruco…);

–    le larve passano allo stadio di crisalide (stato immobile);

–    dopo la metamorfosi, raggiungono lo stato adulto detto “perfetto”.

I miriapodi meritano davvero l’appellativo di millepiedi!

L’ordine dei collemboli

Insetto detto “primitivo”. Corpo suddiviso in 3 parti. Assenza di ali. Molto piccolo (fino a 5 mm per i più grossi). Può saltare grazie a un’appendice addominale. I danni che provoca nei giardini sono trascurabili e non richiedono in genere nessun intervento. Attacca soprattutto le piantine giovani.

Il tripide

Si tratta di un minuscolo insetto appartenente alla famiglia dei Tisanotteri, che misura tra gli 0,5 e i 13 mm. Le ali sono dette a frange poiché sono munite di piccole ciglia. Questo insetto attacca le piante ornamentali e gli ortaggi, e trasmette molte virosi (tra cui la malattia bronzea del pomodoro). I tripidi si sviluppano soprattutto con un clima caldo e secco. Si può individuarne la presenza dalle sottili macchie argentee che lasciano sulle foglie.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali

–    usate un insetticida naturale come il rotenone;

–    allontanateli per mezzo di un potente getto d’acqua;

–    annaffiate a sufficienza le piante colpite;

–    installate una rete anti-insetto.

•    Rimedi chimici

–    spruzzate un insetticida.

Il grillotalpa

Questo insetto scavatore è un grillo la cui attività è essenzialmente notturna.

Il richiamo del maschio assomiglia al verso del succiacapre.

La femmina depone centinaia di uova in una specie di nido situato 10-15 cm sotto terra. Allo stadio larvale, gli insetti scavano delle gallerie sotterranee e rodono le ra-dici, i piccoli tubercoli e i bulbi.
L’ordine degli Ortotteri

Insetto saltatore (grazie a due delle zampe anteriori): vedi ad esempio il grillo o la cavalletta. Dotato di antenne. Zampe che permettono di scavare sotto terra.

L ordine degli Omotteri_

Da homos, “identico” e pteron, “ala” – con le ali identiche. Le ali posteriori sono più piccole di quelle anteriori. Sono tutti fitofagi e succhiano la linfa dei vegetali. Appartengono a questo ordine le cicale, gli afidi, le cicadelle, le psille, gli aleurodidi, le cocciniglie.

Allo stadio adulto, sono degli ausiliari preziosi poiché si nutrono di vermi e di insetti.

Gli strumenti di lotta

•    A titolo preventivo:

–    smuovete bene la terra e portate allo scoperto i nidi.

•    Se le vostre piante sono vittima di un’infestazione seria, versate del piretro nelle gallerie scavate dalle larve, oppure tappatele con pezzi di stoffa imbevuti di petrolio.

•    Se possibile evitate i rimedi chimici.

t’aleurodide, o “mosca bianca”

È un piccolo insetto pungitore ricoperto di sottili particelle bianche polverulente.

Di solito si installa sulla parte posteriore delle foglie e secerne un’abbondante melata che provoca la fumaggine.

Gli strumenti di lotta

Un piccolo imenottero ausiliario, YEncarsia formosa, elimina gli aleurodidi deponendo le uova nel loro corpo.

Dal canto vostro, potete debellare gli aleurodidi con delle trappole appiccicose color giallo.

•    Rimedi chimici:

–    spruzzate un insetticida.

Lo cicodello

La caratteristica di questo omottero, simile alla cimice, è di possedere un rostro che gli permette di bucare le piante per nutrirsi del-    L’aleurodide è lungo da 1

la loro linfa. Misura da 2 a 4 millimetri ed è di color verde chiaro.

Oltre ai danni diretti che provoca sulle foglie (punteggiate da piccole macchie sulla parte superiore), la cicadella trasmette delle virosi (ad esempio, la flavescen-za dorata della vite o il bud blast del rododendro), che si sviluppano dopo che l’insetto ha attaccato la pianta.

La cicadella dei prati è nota anche con il nome “sputo di cuculo”, che designa le emissioni schiumose deposte dall’insetto sulla pianta ospite.

La cicadella, o sputo di cuculo, salta quando viene disturbata

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi chimici:

–    applicazione di oli durante l’inverno sulle piante minacciate;

–    nebulizzazione di insetticidi (ad esempio a base di piretro) sulle larve e sugli adulti durante l’estate.

Gli afidi

Gli afidi (o pidocchi), presenti con più di 800 specie in Europa centrale, sono l’incubo di moltissimi giardinieri.

Misurano meno di 4 millimetri; sono non soltanto degli insetti succhiatori, che prelevano la linfa delle piante indebolendole con la melata che secernono, ma trasmettono anche molte malattie virali (ad esempio, l’arricciamento del geranio).

Gli afidi si diffondono soprattutto in primavera, il periodo dell’anno in cui la circolazione di energia nelle piante è molto intensa.

Si riproducono per partogenesi, ovvero avviene un’unica riproduzione sessuata in autunno e in inverno.

Nella prima “covata” nascono le “fondatrici”, che si riprodurranno senza maschi dando vita a molte generazioni ogni anno.

Citiamo qualche esempio:

•    L’afide verde del melo Si sviluppa su moltissime specie, soprattutto le rosacee. Effettua il suo ciclo su un’unica pianta ospite.

•    L’afide nero della fava

Colonizza fino a 200 specie vegetali ed effettua il suo ciclo su due piante ospiti: la prima è la fusaggine, che il pidocchio abbandona per raggiungere la fava o la favetta.

Le generazioni si succedono al ritmo impressionante di 6 ogni anno. L’afide nero provoca danni piuttosto gravi: succhia la linfa, le foglie si accartocciano, i germogli si deformano, la melata emessa dai cornicoli facilita lo sviluppo della fumaggine.

I raccolti di ortaggi risultano ridotti a causa della presenza di questo ingombrante parassita.

•    L’afide galligeno

Attacca principalmente gli alberi come il larice, il frassino, l’olmo, il pioppo…

Le sue punture provocano la comparsa di galle (galla ananas nella picea), aH’interno delle quali si sviluppano le larve.

L’afide è il più noto tra i parassiti del giardino

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi preventivi:

–    nebulizzate degli oli gialli durante l’inverno;

–    in primavera, utilizzate un insetticida biologico;

–    privilegiate i predatori naturali.

•    L’afide lanigero

La caratteristica principale di questo insetto è di secernere dei filamenti bianchi e oleosi che si intrecciano gli uni con gli altri. La sua puntura determina la formazione di galle, che favoriscono la comparsa di batteri e funghi. In inverno, nebulizzate oli di catrame solo sugli alberi a foglie caduche.

Nel periodo della germogliazione, utilizzate oli minerali.

Durante la vegetazione, nebulizzate degli insetticidi biologici, non pericolosi per le api.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi meccanici e colturali:

–    annaffiate le piante infestate con un potente getto d’acqua;

–    tagliate le parti colpite;

-applicate alghe calcaree, polveri di roccia, cenere di legna;

–    annaffiate le piante con la canna.

•    Rimedi biologici:

–    utilizzate degli insetticidi vegetali a base di nicotina, di sapone solido al fango nero misto ad acqua o di rotenone, che non nuoce né aH’uomo né alle api;

-favorite la presenza delle nostre amiche coccinelle, che ormai è possibile trovare in alcuni negozi di giardinaggio. Una coccinella può mangiare fino a 80 afidi al giorno!

–    oltre alle coccinelle, sempre di moda, favorite la presenza di sirfi, crisope, cimici predatrici.

•    Rimedi chimici:

–    nebulizzate insetticidi di sintesi.

Lo cocciniglia

La cocciniglia è un insetto con uno stile di vita un po’ particolare.

In effetti, immobile allo stadio adulto, si sposta solo quando passa dallo stadio larvale allo stadio adulto (solo una specie, detta “cocciniglia molle”, continua a muoversi anche da adulta).

Questa fase di transizione dura solo qualche ora, il tempo di uscire dal guscio della madre, che muore subito dopo, e di fissarsi su altri alberi o piante; in seguito, l’insetto perde le antenne e le zampe.

Il corpo è ricoperto da un carapace resistente.

Le uova si schiudono in primavera. La cocciniglia si nutre succhiando la linfa sui rami e sui ramoscelli, la cui corteccia è più facile da perforare.

Nel compiere questa operazione, l’insetto secerne una melata (come l’aleurodide e l’afide) che rende le foglie appiccicose e favorisce la comparsa della fumaggine.

La melata attira inoltre le vespe e le formiche.

A seconda della specie, le cocciniglie attaccano gli alberi, gli arbusti o le piante ornamentali, fissandosi sotto la corteccia dei rami e dei ramoscelli.

La cocciniglia farinosa delle serre si sviluppa in serra, come dice il nome, e negli ambienti con un clima mediterraneo.

Di colore bianco e di consistenza farinosa, predilige le piante ornamentali e secerne un’abbondante melata.

Gli strumenti di lotta

• Sugli alberi a foglie caduche, spruzzate in inverno gli oli gialli, senza dimenticare la parte posteriore delle foglie.

La cocciniglia di San José_

La cocciniglia di San José appartiene alla famiglia delle cocciniglie. La lotta contro la cocciniglia di San José è obbligatoria su tutto il territorio italiano (vedi Gazzetta Ufficiale n. 125 del 01/06/1998) e avviene con l’aiuto di un piccolo imenottero (Prospaltella perniciosi). Comparso per la prima volta in California, si è diffuso in tutti i continenti a velocità sbalorditiva.

Lo psillo

Si tratta di un omeottero succhiatore e pungitore, lungo circa 4 mm. Attacca moltissime specie, ornamentali o da frutta. La psilla assomiglia alla cicala (appartengono alla stessa famiglia delle Cicadidi). Sono le larve (lunghe da 1 a 2 mm) che provocano i maggiori danni: le psille svernano in varie fasi del loro sviluppo (uova nel caso della psilla del

melo) sui rami delle piante ospiti, poi le larve si muovono verso il lembo o sui germogli emettendo un’abbondante melata, che favorisce la comparsa dell’altrettanto celebre fumaggine.

Le foglie si deformano e si arrotolano. La circolazione della linfa è seriamente ostacolata.

Gli steli si rattrappiscono. Gli ausiliari (coccinelle, sirfi, crisope, cimici) fanno grandi scorpacciate di psille: vi saranno di grande aiuto!

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi biologici:

–    polverizzate sulle foglie un decotto di nicotina, o “succo di tabacco”.

•    Rimedi chimici:

–    nei limiti del possibile, evitate di ricorrere ai rimedi chimici se gli alberi non sono troppo infestati.

L’ordine degli Eterotteri_

Da heteros, “altro” e pteron, “ala” – poiché le ali anteriori sono diverse da quelle posteriori. Il corpo è protetto da emielitre. Riguarda essenzialmente le cimici.

Le cimici

Sono insetti dotati di un rostro situato nell’apparato boccale, sotto la testa. Essenzialmente carnivore, la maggior parte delle cimici sono ottimi ausiliari.

Si suddividono in cimici acquatiche o terrestri; queste ultime comprendono l’insieme delle cimici che, se schiacciate, emanano un tanfo insopportabile.

Altre specie sono la cimice verde, la cimice orticola, la cimice del prezzemolo e quella del rododendro.

I segni del loro passaggio sono i minuscoli fori che lasciano sulle foglie, le quali poco a poco diventano secche.

Gli Strumenti di lotta    Le cimici sono temibili

• Rimedi biologici:    predatrici

–    nebulizzazione di un insetticida a base di rotenone o di piretro.

•    Rimedi chimici:

–    nebulizzazione di un insetticida disponibile in commercio.

L’ordine dei Coleotteri

Da koleos, “guaina” e pteron, “ala”.

Due elitre.

Ali anteriori indurite che proteggono le ali posteriori. Insetti trituratori dalle mandibole potenti.

Più di 300.000 specie.

Forme e colori ricchi e variati.

Larve xilofaghe.

Il maggiolino e la sua larva

Questo insetto misura dai 20 ai 30 millimetri. In primavera gli adulti volano sugli alberi, si accoppiano, poi le femmine vanno a deporre una ventina di uova nel terreno.

Le larve resteranno sottoterra per oltre 3 anni, nutrendosi di radici e provocando grossi danni. La pianta di fatto rinsecchisce.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    scuotete gli alberi in primavera e raccogliete i maggiolini;

–    smuovete bene il terreno per portare alla luce le larve;

–    favorite la presenza di alcuni mammiferi come le arvicole e i ricci, e di uccelli come le cornacchie.

•    Rimedi chimici:

–    nebulizzate il terreno in autunno e in primavera (soltanto nei casi veramente critici).

Il bruco del maggiolino è uno dei nemici più temibili per ogni tipo di coltura (© F. Mainardi Fazio)

Il cervo volante È un grosso coleottero (40-80 millimetri) le cui larve crescono alla base dei tronchi. Le caratteristiche mandibole, ipertrofiche nel maschio, fungono da armi per sconfiggere eventuali rivali.

Gli strumenti di lotta

I cervi volanti si sviluppano solo sugli alberi morti o marci.

È soprattutto allo stato larvale che il cervo volante si rivela un parassita

Il punteruolo

Esistono più di 46.000 specie di punteruoli diffuse in tutto il mondo.

A seconda della specie, possono attaccare il ligustro, il pino, gli alberi da frutta, il ciclamino, l’abete: le radici sono danneggiate dalle larve che scavano gallerie sotto la corteccia.

Gli adulti preferiscono le foglie appena spuntate, rodono i germogli, gli aghi e i semi.

Gli strumenti di lotta

Ce ne sono pochi: in effetti, si tratta principalmente di distruggere i ramoscelli colpiti.

Conservate un albero indebolito (“l’albero trappola”), destinato ad attirare i coleotteri nel periodo in cui le femmine depongono le uova.

Il punteruolo delle gemme del nocciolo

Depone le uova nelle nocciole. La larva si sviluppa nel frutto, che si riempie di deiezioni. Poi pratica un piccolo foro per uscire dalla nocciola e si trasforma in ninfa nel terreno.

L’eloteride

Le larve di questo coleottero provocano moltissimi danni. Misurano fino a 2,5 cm, sono molto sottili e perforano radici e tubercoli per nutrirsi. In questo modo, scavano delle minuscole gallerie sulle piante colpite.

Sono color bruno arancio e possiedono 3 paia di zampe. Compaiono all’inizio dell’estate, principalmente in luglio.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    raccogliete le larve e distruggetele;

–    tagliate e distruggete le piante colpite.

•    Rimedi biologici:

–    favorite la presenza di alcuni ausiliari come il toporagno e gli uccelli;

–    attirate le elateridi; utilizzando delle piante trappola destinate unicamente a questo scopo.

•    Rimedi chimici:

–    nebulizzate degli insetticidi, oppure disponete dei granuli insetticidi attorno alle piante infestate.

L’oziorrinco

Attacca le piante e gli alberi che rosicchia in maniera molto caratteristica (tacche arrotondate sul bordo del lembo).

In primavera depone le uova nel terreno.

Sono le larve, piccoli bruchi bianchi con la testa bruna lunghi da 2 a 5 millimetri, che provocano i danni maggiori mangiando le radici delle piante o degli alberi sotto i quali si trovano.

Dato che anche le foglie vengono divorate, la crescita del vegetale colpito risulta rallentata.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    smuovete bene il terreno sotto le piante o gli alberi minacciati per portare alla luce le larve.

•    Rimedi biologici:

-favorite la presenza di ausiliari come il toporagno o il riccio, che fanno grandi scorpacciate di insetti.

•    Rimedi chimici:

–    utilizzate un insetticida sulle foglie e nel terreno.

Il sigaraio

Si tratta di un coleottero che misura da 6 a 9 millimetri, color blu o verde. La femmina fa un buco nel picciolo e abbandona la foglia quando questa si inclina e si secca perpendicolarmente al ramoscello.

Nel giro di poche ore, il coleottero inizia ad arrotolare la foglia, incurvandone le estremità. La foglia è mantenuta arrotolata da una specie di colla che la femmina emette man mano che depone le uova negli interstizi fogliari.

Le larve divorano i parenchimi delle foglie e si trasformano in ninfa nel terreno. Benché siano ben visibili, i danni provocati da questi insetti sono meno gravi di quanto sembri.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    raccogliete i sigarai e bruciateli.

color marrone o grigio-nero che misura circa 9 millimetri

•    Rimedi chimici:

–    quando compaiono gli adulti, nebulizzate degli insetticidi.

Il buprestide

A seconda delle specie, colpisce il rosaio, il pero, il sorbo, il cotogno, il biancospino, il nespolo.

Le larve sono bianche e misurano circa da 10 a 20 millimetri. Si sviluppano perforando la corteccia e il legno, prima in superficie, poi scavando delle gallerie molto profonde per creare un ambiente adatto alla ninfosi. Gli adulti si nutrono delle foglie dell’albero attaccato.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    in inverno, tagliate i rami colpiti;

–    proteggete i tronchi con strisce di colla disposte sulla corteccia per prevenire la deposizione delle uova.

•    Rimedi chimici:

–    quando compaiono gli adulti, nel mese di giugno, nebulizzate un insetticida a base di piretrina.

L’attica

Questo piccolo coleottero provoca moltissimi danni crivellando le foglie dei vegetali colpiti. Attacca anche le foglie appena spuntate.Il calore e il soleggiamento ne favoriscono la presenza.

La particolarità dell’altica è di saltare se viene disturbata da una presenza estranea.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    proteggete le piante dal calore e dal sole;

–    annaffiatele bene.

•    Rimedi biologici:

–    cospargete il terreno di cenere di legna;

–    applicate un insetticida a base di rotenone.

•    Rimedi chimici:

–    nebulizzate un insetticida.

L’altica delle Crocifere è facilmente riconoscibile dalla striscia nera che ricopre il corpo giallo

Lo scolitide

È un coleottero che colpisce di solito gli alberi. Risulta particolarmente temibile perché trasmette la terribile moria dell’olmo.

Alla fine della primavera, la femmina perfora la corteccia e depone le uova in una galleria lunga diversi centimetri. Le larve, che misurano qualche millimetro, sono bianche e sprovviste di zampe.

Si sviluppano nel cuore dell’albero nutrendosi di esso. Al momento della ninfosi, scavano una nicchia e poi bucano la corteccia per poter volare via. Gli scolitidi indeboliscono notevolmente gli alberi attaccati, poiché alterano la circolazione della linfa.

Il primo sintomo visibile è il distacco della corteccia.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    tagliate e distruggete i rami colpiti;

–    tagliate e bruciate gli alberi fortemente infestati;

–    piantate degli alberi trappola per attirare gli insetti, poi bruciateli quando sono infestati.

•    Rimedi chimici:

–    nebulizzate degli insetticidi (piretrinoidi) durante i primi voli.

Lo golerucella

Coleottero appartenente alla famiglia dei Crisomelidi. La più nota è la galerucella dell’olmo. L’insetto sverna nel terreno. Sono le larve che provocano i danni maggiori: possono infatti defogliare completamente gli alberi.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    disponete delle trappole incollate su un cartoncino ondulato.

Le larve vi si annideranno e sarà più facile sbarazzarsene;

–    scuotete i rami per far cadere gli adulti.

Lo crisomelo

Questo fitofago bruca il lembo delle foglie degli alberi (pioppo) o delle piante ornamentali (lavanda, rosmarino). Raramente provocano dei grossi danni.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi chimici:

–    nebulizzate un insetticida in caso di assoluta necessità.

L’ordine dei Lepidotteri

Chi immaginerebbe che le farfalle di cui tutti ammiriamo la grazia e i colori siano, allo stato larvale, delle autentiche calamità per i nostri giardini? La loro caratteristica è di avere due paia di ali ricoperte di scaglie. I bruchi sono di solito provvisti di apparati boccali molto robusti e la loro morfologia è finalizzata a un unico scopo: ingerire la maggior quantità possibile di cibo. Alcune varietà sono xilofaghe (cosso, zenzera) e penetrano aH’interno del legno fino al momento di trasformarsi in crisalide. Le larve dei Lepidotteri colpiscono principalmente gli alberi.

Ciclo dei Lepidotteri

crisalide    bruco

farfalla

Lo zenzero

Il bruco misura circa 5 centimetri ed è color giallo picchiettato di nero. Colpisce moltissimi alberi ornamentali e da frutta.

La femmina depone le uova in estate sulla corteccia, oppure nel terreno.

Dopo la schiusa delle uova, i bruchi perforano la corteccia e scavano delle gallerie ascendenti. La loro presenza è rivelata dagli escrementi misti a segatura che si trovano presso il foro di entrata.

Gli strumenti di lotta Consistono nell’introdurre un filo di ferro nella galleria per uccidere il bruco.

Lo tortrice

Deve il nome al modo in cui piega le foglie nelle quali si avvolge. Queste specie affini sono parassiti temibili, che troviamo sul larice, sull’abete, sulla quercia, sul rosaio, sul rododendro… Le uova, che hanno svernato sotto la corteccia, si schiudono in primavera e i bruchi divorano le foglie (soprattutto    le più tenere), poi tessono dei fili che servono loro per crearsi un rifugio nel quale i bruchi processionari  si riconoscono dal modo in cui si avvolgersi.

Farfalla del cosso rovinalegno

Gli strumenti di lotta

Sono utilizzate tecniche a base di feromoni sessuali, ma, per il momento, il giardiniere dilettante utilizzerà soprattutto insetticidi a base di piretrinoidi in nebulizzazione.

Lo minotrice

Si definisce con questo nome il bruco di tutte le farfalline che nascono in primavera.

Le femmine depongono le uova sulla parte posteriore delle foglie.

Dopo la schiusa, i bruchi penetrano nella polpa del lembo e se ne nutrono, scavando delle gallerie sinuose.

Gli strumenti di lotta Nebulizzate degli insetticidi.

L’iponomeute

Dopo la schiusa delle uova, il bruco si comporta da minatrice per circa 15 giorni, ovvero penetra nelle foglie cibandosi di esse.

Nei casi estremi, può defogliare completamente un albero. Ha la particolarità di tessere delle larghe tele tra le foglie nelle quali si trasforma in crisalide.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    eliminate i nidi dei bruchi.

•    Rimedi chimici:

–    durante l’inverno, a titolo preventivo, nebulizzate degli oli.

bruchi defoliatori

La processionaria del pino e la processionaria della quercia sono due specie molto simili che provocano gravi danni al pino e alla quercia.

Le uova vengono deposte in estate sugli aghi di pino o sulle foglie. I bruchi compaiono in agosto e tessono dei nidi di circa 15 centimetri attorno agli aghi, nutrendosi di essi. Devono il nome al modo in cui si spostano, che consiste in una “fila indiana”.

Fino all’inverno, i bruchi defogliano coscienziosamente le foglie e gli aghi.

La loro attività è essenzialmente notturna. Sono bruchi marroni e molto pelosi. Solo nella primavera successiva lasciano l’albero per rifugiarsi sottoterra, dove si trasformano in crisalide.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali e meccanici:

-disinfestate i nidi facendo attenzione a non toccare i bruchi. I loro peli infatti sono estremamente urticanti e possono provocare gravi allergie nelle persone predisposte. Bisogna dunque proteggersi durante la disinfestazione.

•    Rimedi biologici:

–    i preparati a base di Bacillus thurìngiensis sono molto efficaci: avvelenano i bruchi, che muoiono nel giro di poche settimane.

Il bombice

Tra le varie specie di bombice, il bombice dispari è una delle più dannose. In effetti attacca vari tipi di albero. Le uova si schiudono in primavera e i bruchi, lunghi circa 5 centimetri, possono defogliare completamente un albero.

Si riconoscono facilmente dalla livrea color marrone scuro picchiettata di rosso e ricoperta di peli.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi biologici:

–    i preparati a base di Bacillus thurìngiensis sono molto efficaci;

–    i bombici dispari hanno un predatore naturale, il carabo.

•    Rimedi chimici:

–    da evitare nei limiti del possibile.

Lo sesia

Appartenente alla famiglia degli Egeridi, possiede ali molto ravvicinate e pressoché trasparenti. Il corpo è a colori vivaci. È una piccola farfalla diurna, le cui larve provocano grossi danni sugli alberi. In effetti, esse vivono sugli steli, sui rami e nei tronchi dei vegetali, dove scavano gallerie molto profonde. La sesia costruisce il bozzolo sotto la corteccia, usando piccoli pezzi di legno; la corteccia è costellata di segatura nei punti di sbocco delle gallerie.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    il rimedio è piuttosto semplice: bisogna introdurre un filo di ferro nelle gallerie per eliminare le larve.

Il bruco geometro

Si chiamano così per il modo in cui si spostano; a differenza di tutti gli altri bruchi, possiedono solo due paia di zampette, il primo situato vicino alla testa e l’altro vicino alla coda. Così, per muoversi, sono costretti a proiettare il corpo il più lontano possibile, inarcando la schiena per avvicinare il primo paio di zampe al secondo. Il movimento ricorda la misurazione a spanne del terreno e da questo deriva il loro nome.

La livrea e il modo in cui si fissano al vegetale permettono loro di “mimetizzarsi” perfettamente. Restano immobili sopra i rami, attaccati per mezzo di un semplice filo di seta che li trattiene in caso di caduta accidentale!

Si nutrono di foglie e, a causa della loro voracità, provocano molti danni.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    quando le femmine emergono dalle loro crisalidi nascoste sottoterra, si arrampicano lungo i tronchi.

Disponendo dei cerchi di colla attorno ai tronchi, rimangono incollate insieme alle loro uova.

•    Rimedi biologici:

–    i preparati a base di Bacillus thuringiensis hanno una certa efficacia.

•    Rimedi chimici:

–    nebulizzate degli insetticidi per le larve.

Lo nottua

Allo stadio adulto, sono delle farfalle color grigio-bruno, misurano da 4 a 5 centimetri. A seconda della specie, le larve possono essere sia dei bruchi “defoliatori”, cioè che attaccano la parte aerea del vegetale (ad esempio la nottua del cavolo), sia dei bruchi terricoli che vivono sul terreno o appena sotto la superficie, più comunemente noti come “vermi grigi” in virtù del loro colore.

Attaccano il colletto delle foglie.

Sono animali notturni: di giorno dormono avvolgendosi a spirale.

La più conosciuta è la nottua dei seminati.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi preventivi:

–    limitate la presenza di piante avventizie che attirano le femmine;

L’ordine dei Ditteri.

Comprende gli insetti comunemente chiamati mosche. I ditteri possiedono solo un paio di ali. Colpiscono spesso le colture di ortaggi, le piante ornamentali e gli alberi da frutta. Subiscono una metamorfosi completa e passano attraverso uno stato larvale e una ninfosi.

–    gli stornelli e le cornacchie fanno grandi scorpacciate di bruchi, ma in questo caso il rimedio sarebbe peggiore del male!

• Rimedi chimici:

–    non sono sempre efficaci contro le larve di nottua.

Le mosche

Si designa con questo nome un certo numero di insetti che parassitano i frutti dei vegetali.

Le pupe e le larve si installano (come molti avranno potuto verificare personalmente) nel cuore del frutto, provocando molti danni; a seconda delle specie, colpiscono i frutti degli alberi da frutta, le ombrellifere (carote, sedano) ma anche i bulbi e affini (mosca del porro, della cipolla…).

Gli strumenti di lotta

Sono essenzialmente preventivi e consistono nell’impedire alla femmina di deporre le uova sulle piante e sugli alberi:

–    collocate delle trappole attrattive: si tratta di piccoli bastoncini dipinti di giallo ricoperti di colla, sui quali rimarranno impigliati gli adulti.

Le trappole bloccano la nascita delle mosche e assicurano una prevenzione migliore;

–    ricoprite le piante minacciate con una rete anti-insetti durante il periodo dei voli;

–    favorite la presenza di ausiliari.

La riputo

Allo stadio adulto, la tipula assomiglia a una grossa zanzara e provoca pochi danni. Sono le larve che risultano nocive poiché rosicchiano le radici delle piante.

L’ordine degli Imenotteri.

Questo ordine raggruppa insetti a noi particolarmente familiari, come le vespe, le api, le formiche, i calabroni. Possiedono due paia di ali.

Molti di essi sono ausiliari ed essenziali all’impollinazione.

Il ciclo della loro metamorfosi è perfetto.

Nell’ambito delle malattie del rosaio, citiamo la tentredine.

Larva e adulto di Imenottero

Larva e adulto di Dittero

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali e meccanici:

-smuovete bene la terra per portare alla luce le tipule, che muoiono se esposte all’aria.

•    Rimedi chimici:

– in primavera, disponete dei bocconi avvelenati a base di insetticidi.

Lo cecidomia

Le cecidomie misurano da 2 a 3 millimetri. Depongono le uova in primavera sui germogli. Le larve raggiungono quindi le foglie non ancora aperte, poi si installano sulle galle a forma di piccola noce sulla parte superiore della foglia (in particolare sul faggio e sul salice).

Queste piccole mosche attaccano anche le verdure.

Altre cecidomie sono veri e propri predatori (Aphidoletes aphidimyza) e si nutrono di afidi o acari; per questo motivo sono considerate come ausiliari.

Gli strumenti di lotta
Nel caso delle verdure, come misura preventiva ricoprite l’orto con una rete anti-insetti e trattate gli ortaggi colpiti con il piretro.

I vertebrati

Alcuni fitofagi come i caprioli, i daini, i cervi sono più che altro occasionali. I danni da loro provocati riguardano essenzialmente gli alberi. In primavera rosicchiano i germogli e le foglie giovani.

In seguito, nel periodo dei palchi, si strofinano contro la corteccia. Se questa si stacca, l’albero è perduto.

Le soluzioni sono semplici: recintate il vostro terreno e proteggete il tronco degli alberi con reti metalliche o corsetti.

II cinghiale

È ghiotto di patate; per evitare che banchetti nel vostro orto, recintatelo.

Il conìglio e lo lepre

In inverno, quando nevica, i conigli rosicchiano la corteccia degli alberi: proteggeteli con una rete metallica.

Per quanto riguarda l’orto, ogni ortaggio risulta appetitoso!

Esistono in commercio dei cordoni impregnati di sostanze repulsive con i quali circonderete il perimetro dell’orto, sistemandone due strati con l’aiuto di picchetti.

I roditori

•    L’arvicola (famiglia dei Microtidi)

Non è per caso che lo si definisce roditore!

Questo piccolo mammifero, lungo da 10 a 15 cm, attacca a seconda delle specie gli alberi (arvicola rossastra), le radici (arvicola terrestre) e scava gallerie nella terra.

La presenza delle arvicole è indicata da piccoli fori di 2-3 cm, che esse praticano vicino ai vegetali attaccati.

•    Il ratto, il topo campagnolo e il topo comune (famiglia dei Muridi)

Misurano circa 10 cm e provocano molti danni sia in giardino, sia in casa.

•    Il ghiro e il topo quercino (famiglia dei Ghiridi o Mioxidi)

Misurano circa 10-15 cm.

Sono ghiotti soprattutto di frutta, ma non disdegnano alcuni tipi di ortaggi.

Gli strumenti di lotta

•    Adottate un gatto, che vi aiuterà efficacemente nella guerra contro i roditori.

•    Proteggete la fauna naturale: gufi, falchi, volpi, faine e donnole fanno strage dei piccoli roditori.

•    Seminate dell’aglio, che li terrà lontani dalle colture minacciate.

•    Sotterrate delle bottiglie. Il fischio provocato dal passaggio del vento spaventerà le arvicole.

•    Lavorate in profondità la terra, questo disorienterà i roditori, privati del loro biotopo naturale.

•    Proteggete i tronchi con tubi di plastica tagliati nel senso della lunghezza.

•    Spalmate i tronchi degli alberi con un preparato a base di tiram, un potente repulsivo.

•    Utilizzate delle trappole per topi e dei bocconi avvelenati (i topicidi provocano la morte in vari modi: ad esempio, usando un anticoagulante, l’animale muore per emorragia interna), rispettate le precauzioni d’uso verso i bambini e gli animali domestici.

Gli uccelli

Gli uccelli sono nocivi ma, fatte le debite proporzioni, sono anche degli ottimi ausiliari nella lotta contro gli insetti. Per quanto riguarda un giardino familiare, basterà una corretta prevenzione: spaventapasseri, strisce colorate di carta di alluminio disposte sugli alberi e fruscianti nel vento, reti di protezione… si tratta di piccoli accorgimenti che evitano i danni provocati dagli uccelli, senza però privarvi né della loro presenza, né dei loro canti, che ritmano il tempo e le stagioni.

•    Lo stornello

Questo uccello misura circa 17 cm e nidifica negli anfratti dei muri o dei granai. Gli stornelli si spostano a migliaia e provocano grossi danni.

A causa del loro numero, bruciano le piante con i loro abbondanti escrementi e rompono moltissimi rami.

Si nutrono di insetti, semi e diversi frutti a seconda delle stagioni.

•    La cornacchia

Provoca danni soprattutto alle coltivazioni molto estese ma anche ai giardini.

La sua dieta è molto varia: si nutre infatti di semi, frutta e insetti.

I sistemi di lotta contro i parassiti

La preparazione del terreno

Il ben noto adagio “È meglio prevenire che curare” si adatta perfettamente al discorso che vogliamo introdurre, ovvero come avere un bel giardino. Per prevenire la comparsa di parassiti e fitofagi, è fondamentale da un lato conoscere bene la natura del vostro terreno, gli insetti e gli animali “ausiliari”, e dall’altro sapere quali sono le piante più adatte.

In effetti, piantare dei vegetali in un terreno non adatto equivale a spalancare le porte a moltissimi parassiti e fitofagi, che avranno la meglio sulla pianta indebolita da un “cattivo” terreno.

Conoscere la natura del suolo

Il suolo è la parte aerea che rivela la natura della roccia sulla quale poggia. Le rocce granitiche o vulcaniche sono dette “primitive”; quelle derivate dall’indurimento dei depositi sedimentari marini sono chiamate “sedimentarie”. Possiamo indicare 3 categorie di terreni:

–    suolo formato da rocce vulcaniche o granitiche;

–    suolo formato da rocce sedimentarie;

–    suolo alluvionale.

In proporzioni diverse a seconda delle regioni, il terreno risulta dunque composto:

–    d’argilla: legante che aggrega gli altri elementi tra di loro;

–    di sabbia o di silice: si va dalla sabbia finissima ai ciottoli; consentono la circolazione dell’aria nel terreno;

–    di calcare (carbonato di calcio): sostanza bianca che può essere pietrosa o polverosa. Contribuisce a regolare il tasso di acidità nel suolo;

–    di humus: deriva dalla decomposizione dei vegetali – foglie, letame, piante ecc.

La proporzione ideale tra i vari elementi è la seguente e corrisponde a quella della terra detta “franca”:

–    65% di sabbia;

–    20% di argilla;

– 10% di humus;

–    5% di calcare.

Il suolo di fatto brulica di vita e di sostanze varie (vermi del terreno, batteri, anguillule, millepiedi, muffe, sostanze minerali…).

Riconoscimento visivo e manuale della terra

Sono a vostra disposizione alcune tecniche molto semplici per determinare la natura del terreno.

A occhio nudo

Grazie al colore, riuscirete a capire la natura del terreno:

–    il suolo    è    di    color    giallo, gessoso: la terra è calcarea;

–    il suolo    è    di    color    rosso: la terra è argillosa;

–    il suolo    è    di    color    marrone: la terra è franca;

–    il suolo    è    nerissimo e spugnoso: la terra è acida.

Osservate i vegetali che crescono spontaneamente sui vari tipi di terreno.

•    Sui terreni acidi troverete:

–    equiseto;

–    felce;

–    erica;

–    veronica;

–    acetosella;

–    ginestra;

–    ginestrone;

–    pino marittimo;

–    pino silvestre.

•    Sui terreni calcarei troverete:

–    papavero;

–    trifoglio bianco;

–    timo;

–    lavanda selvatica;

–    bosso;

–    cardo;

–    ginepro.

•    Sui terreni argilloso-calcarei troverete:

–    menta;

–    gramigna;

–    colchico;

–    cardo.

•    Sui terreni ricchi e franchi troverete:

–    ortica;

–    trifoglio.

In mano

Prendete in mano un po’ di terra leggermente umida e sbriciolatela:

–    se scivola e si sgretola tra le dita, la terra è sabbiosa;

–    se resta compatta senza rompersi quando cade al suolo, è argillosa;

–    se si agglomera e si rompe cadendo, è una terra franca, ideale per il giardino.

Le analisi

Se tuttavia avete ancora dubbi sulla natura del vostro terreno, potete trovare nei negozi specializzati dei mini kit di analisi del suolo, oppure inviare dei campioni (prelevati in diversi punti) a un laboratorio specializzato, che vi fornirà uno studio dettagliato sulla composizione del vostro terreno. Quando ogni dubbio sarà fugato, non avrete più scuse: non perseverate nel piantare dei vegetali inadatti alla natura del vostro terreno!

La fertilizzazione

Per coltivare e mantenere correttamente un giardino e limitare la presenza di parassiti, bisogna effettuare un certo numero di operazioni colturali, tra cui l’estirpazione delle piante avventizie che favoriscono la presenza di alcuni parassiti (come la Capsella bursa-pastoris, che diffonde la ruggine bianca).

Raccomandiamo vivamente l’estirpazione manuale o l’uso di pesticidi “domestici”.

Il grosso inconveniente dei diserbanti più potenti è che uccidono non solo le erbe cattive, ma anche quelle buone e, inoltre, la loro azione è duratura; date la preferenza ai diserbanti fogliari, che si applicano solo sulle piante veramente indesiderate. Nei limiti del possibile, è opportuno procedere regolarmente all’applicazione di ammendamenti e concimi (la fertilizzazione), che compensino le eventuali carenze del vostro terreno e l’arricchiscano di sostanze necessarie alla crescita e al corretto sviluppo delle piante.

Gli ammendamenti

Si distinguono due tipi di ammendamenti.

Gli ammendamenti di origine animale, come il letame di mucca o di cavallo, gli escrementi dei volatili (a causa della loro corrosività, questi ultimi vengono mischiati alla polvere di roccia, del terriccio e delle ceneri).

È la decomposizione del letame che provoca la formazione dell’humus e favorisce la circolazione dell’aria. Conviene seppellire il letame circa 10 centimetri sotto la superficie del terreno.

Gli ammendamenti di origine vegetale, che sono composti da sostanze varie che hanno subito una lunga decomposizione.

La torba è composta da materiale organico che può essere sia calcico, sia acido. Nei limiti del possibile, cercate di usare delle sostanze sostitutive. La torba infatti è una risorsa naturale di cui si sfruttano i giacimenti, e sono stati necessari migliaia di anni affinché si costituisse. Il terriccio è un misto di foglie, di terra e di sabbia in proporzioni che variano a seconda delle necessità.

La terra di brughiera è una terra acida per le piante acidofile.

Di conseguenza, se la vostra terra è argillosa, potete alleggerirla con apporti di cenere, torba e ammendamenti organici. Se invece è calcarea, arricchitela con ammendamenti e terra di brughiera. Se è acida, rendetela neutra con ammendamenti calcarei.

Se potete procurarvi del letame o volete riciclare efficiente i vostri rifiuti, create da soli il compost.

In silo preposto allo scopo, alternate in successione uno spesso strato di vegetali (erba tosata, foglie morte, detriti organici domestici) e un sottile strato di terra, e inumidite il tutto quando il tempo diventa troppo secco.

Fate attenzione a non usare detriti vegetali colpiti da una malattia crittogamica o batterica. Potete eventualmente aggiungere un attivatore al compost.

La dimensione del silo varierà in funzione delle vostre necessità. Le dimensioni standard sono di 1 m x 1 m.

Gli elementi nutritivi

Gli ammendamenti non possono da soli apportare tutti gli elementi nutritivi necessari al terreno.

Potete procurarveli già pronti per l’uso sotto forma di preparati. Tre di questi elementi nutritivi, comunemente riassunti sotto la sigla NPK, sono indispensabili al corretto sviluppo delle piante. Tali concimi sono disponibili in commercio in varie concentrazioni a seconda delle necessità.

L’azoto (N)

Gli apporti di azoto permettono di accelerare la crescita delle piante. Un suolo secco, sabbioso e chiaro è a priori carente di azoto.

Il fosforo (P)

Il fosforo regola il nutrimento delle piante e favorisce lo sviluppo di batteri che fissano l’azoto. Un terreno acido dove il fogliame delle piante è color verde pallido manifesta una carenza di fosforo.

Il potassio (K)

Il potassio, facilitando la sintesi degli idrati di carbone, attiva le funzioni delle foglie. Una pianta che riceve apporti di potassio resiste meglio alle malattie (la pianta, più ricca di amido e meno di zuccheri, calma gli ardori degli afidi).

Il drenaggio

Il drenaggio è un’operazione colturale, alla quale forse dovrete far ricorso, se il suolo non elimina con sufficiente rapidità l’acqua in eccesso.

Per saperlo, effettuate un piccolo test: scavate un buco nel punto più basso del vostro giardino e controllate il fondo del buco dopo una forte pioggia. Se nel giro di qualche giorno (3 o 4) l’acqua non si è ancora riassorbita, potete concludere che il drenaggio del terreno è insufficiente.

Il sovescio consiste nel fertilizzare il suolo interrando dei vegetali come l’erba medica, i piselli, il trifoglio, seminati nello stesso luogo. Pratica antichissima recentemente riscoperta, oggi viene denominata anche concime verde.

La calcinazione è l’operazione che consiste nell’effettuare un ammendamento di calcare sopra un certo terreno. Si tratta di una pratica riservata soprattutto ai terreni acidi. Potete calcinare usando il carbonato di calcio, per irrorazione, con la calce viva – ossido di calcio (attenzione, perché brucia i vegetali), o la calce spenta – idrossido di calcio. Va praticata una volta all’anno. La mancanza totale di calcio può rendere vulnerabili le piante ad alcune malattie: ernia del cavolo, moniliosi degli alberi da frutta.

Avete varie soluzioni a vostra disposizione:

–    smuovete la terra e arricchitela di compost e letame che seppellirete in autunno;

–    procedete caso per caso: se alcuni alberi soffrono a causa di un cattivo drenaggio, scavate una trincea perpendicolare alla corona che riempirete di ghiaia, sabbia e humus;

–    installate un sistema di tubi in plastica o in terracotta, collegato a un pozzetto situato nel punto più basso del giardino.

Metodologie e strumenti antiparassitari

La lotta contro i parassiti e gli animali nocivi può avvenire in due maniere: si può sia scegliere uno strumento di lotta e attenersi soltanto a questo, sia adottare il sistema di lotta integrata che combina tecniche colturali (operazioni manuali praticate sui vegetali), tecniche biologiche, tecniche eziologiche (che consistono nello sfruttare i sistemi di organizzazione della fauna e della flora) e, come ultima risorsa, tecniche chimiche.

Ognuna di esse compensa le carenze dell’altra come in un immenso puzzle, al quale si aggiungono i principi della coltura associata (basata sulle relazioni reciproche tra le piante).

Tecniche colturali, meccaniche e fisiche

Si tratta di un insieme di operazioni che ogni giardiniere pratica in maniera automatica:

–    la preparazione dei terreni e degli ammendamenti;

–    la rotazione delle colture: si basa su una tecnica che consiste nello spostare i vegetali di anno in anno per evitare da un lato l’impoverimento del suolo e limitare dall’altro la diffusione di parassiti specifici di alcuni ortaggi;

–    l’eliminazione delle piante malate con il fuoco;

–    la posa di trappole, reti antiuccello, spaventapasseri, protezione dei semi ecc.;

–    il riassorbimento di cancri e ferite: raschiamento, disinfezione, fasciatura delle piaghe.

I rimedi biologici

La lotta biologica esige un trattamento fitosanitario con prodotti che non risultino nocivi per l’ambiente. Scegliere questa opzione richiede spesso maggiori sforzi e più tempo, tuttavia ricompensa il giardiniere con raccolti e fiori privi di ogni traccia di pesticidi, erbicidi ecc. I rimedi biologici autorizzati sono indicati nella pagina seguente.

In agricoltura biologica, i prodotti tensioattivi conferiscono una maggiore efficacia alle sostanze attive che trasportano, rendendo permeabile il corpo di alcuni insetti.

I prodotti tensioattivi sono tre: sapone solido al fango nero, terpene ed estratti di alghe marine.

Gli ausiliari

Il vocabolo indica la fauna e la flora che, in virtù del proprio stile di vita, si nutrono dei parassiti e degli animali nocivi del giardino.

I batteri

Il più famoso tra di essi, il celebre Bacillus thuringiensis, prospera in particolare sui bruchi delle farfalle.

Oggi è disponibile in forma commerciale, pronto per l’uso; viene applicato sulle piante più vulnerabili.

II Bacillus agisce su pieride, cheimatobia, tortrice verde della quercia, bombice, processionarie del pino e della quercia ecc.

Lista dei prodotti autorizzati nella lotta biologica antiparassitaria
Preparato a base di piretrina insetticida
Estratti di Chrysanthemeum cinerariefolium insetticida
Preparato a base di Derris elliptica insetticida
Preparato a base di Ryana speciosa
Propoli
Terra di diatomee
Polvere di roccia a titolo preventivo: anticrittogamica, a volte insetticida, ammendamento che riequilibra terreni troppo pesanti
Zolfo fungicida
Poltiglia bordolese fungicida
Poltiglia borgognona fungicida
Silicato di sodio ammendamento
Bicarbonato di sodio
Sapone potassico insetticida
Preparato a base di feromoni trappola per insetti
Preparato a base insetticida
di Bacillus thuringiensis
Oli vegetali e animali trattamento degli alberi
Olio di paraffina insetticida
Gli acari

Gli acari predatori assomigliano molto ai “ragni rossi” che divorano! Non misurano più di 0,5 millimetri.

Gli acari predatori sono allevati in maniera intensiva ma, allo stato “naturale”, si trovano sulla parte posteriore delle foglie.

I carabi

Sono dei grossi coleotteri di 40 millimetri, il cui carapace dai riflessi metallici (carabo dorato) suscita spesso ammirazione.

Sono insetti preziosi, perché fanno incetta di lumache, bruchi e vermi terrestri (non dimentichiamo che anche i vermi terrestri sono degli ausiliari).

I pipistrelli

Questi animali notturni, del tutto inoffensivi a dispetto delle apparenze, si muovono emettendo degli stridi acutissimi, gli ultrasuoni, grazie ai quali riescono anche a localizzare le prede. I pipistrelli si nutrono di insetti notturni.

Bisognerebbe avere maggior cura dei pipistrelli: essi, infatti, sono troppo spesso vittima dei prodotti “xilo” con i quali viene trattato il legno delle coperture e le travi dei granai, dove questi animali trovano rifugio.

Il carabo dorato fa grandi scorpacciate di bruchi e lumache

Le coccinelle

Solo all’inzio del secolo è stata evidenziata la natura predatrice delle coccinelle.

La più nota degli ausiliari fa parte di una famiglia che comprende oltre 4.000 specie in tutto il mondo.

Il corpo è bombato, decorato in maniere varie. Misura tra i 3 e gli 8 millimetri. Le coccinelle a 2 o a 7 punti prediligono in modo particolare gli afidi e i bruchi.

I rospi e le rane

I batraci possono mangiarsi fino a 10.000 insetti in 3 mesi e apprezzano le cavallette, le larve delle mosche, gli scarabei e le formiche.

Per attirare i batraci nel vostro giardino, create un piccolo stagno.

Le vespe parassite (Hymerioptera)

Questo ausiliare, utilizzato su vasta scala, vive a spese di molte altre specie deponendo le uova nelle larve degli altri insetti.

II suo aiuto è prezioso, poiché parassita in media 500 afidi dall’inizio della primavera in poi.

Le vespe parassite amano stabilirsi sulla corteccia del sambuco.

I ricci (Erinaceus europaeus)

Misurano tra i 23 e i 30 centimetri e la loro schiena è ricoperta da oltre 6.000 aculei; la particolarità del riccio è di arrotolarsi a palla se si sente in pericolo.

Per attirare questo animaletto notturno nel vostro giardino, lasciate a sua disposizione una grossa ciotola di latte protetta da un riparo di fortuna (improvvisate il riparo con il coperchio di una pattumiera, mantenuto a 10 cm dal terreno mediante picchetti di ferro).

In cambio del latte, che adora, il riccio sarà un validissimo aiutante e vi libererà da lumache, lumaconi e serpenti. I giovani ricci nascono in maggio-giugno e sono in genere 5 per ogni nidiata.

Fate attenzione a non usare troppi prodotti pesticidi, che uccidono questo prezioso animaletto aiutante dei giardinieri

La rana è un prezioso ausiliario del giardiniere. Perché non creare nel vostro giardino un piccolo stagno che attiri una colonia di rane?

Emerobidi

Appartengono alla famiglia dei Calcididi. La larva si nutre di vari tipi di afidi. In caso di pericolo, gli emerobidi sono capaci di “fare il morto” e di rimanere immobili per molte ore.

Le cecidomie

Questi insetti hanno delle abitudini molto varie!

Alcuni parassitano i vegetali, altri sono predatori le cui larve si nutrono soprattutto di afidi e acari. Queste piccole mosche depongono le uova nelle colonie di afidi.

Le crisope

Sono dei temibili cacciatori di afidi (misurano 30 millimetri) allo stato larvale e adulto.

Per il colore dorato degli occhi sono state soprannominate “mosche dagli occhi d’oro”.

Le ali assomigliano alla garza, in virtù delle nervature sottili e fitte. In estate, le crisope sono molto attratte dalla luce, e la loro attività è prevalentemente crepuscolare. Le larve misurano da 7 a 8 millimetri, sono ricoperte di lunghi peli sulla schiena e presentano due robuste pinze che fungono da mascelle.

Le lucertole

Plinio il Vecchio consigliava già di appendere le lucertole tra i rami dei meli per tener lontani i vermi. In effetti la lucertola, che è una specie protetta, si nutre di larve, di bruchi, di lumaconi e di vermi.

Difendetela dai suoi numerosi predatori. Si nasconde principalmente sotto le pietre e misura 20 cm circa.

Le cince

Ausiliari preziosi, le cince sono una specie protetta. Si nutrono di moltissimi insetti, soprattutto nel periodo della riproduzione e della nidificazione.

Potete preparare dei nidi da cova con un orifizio largo circa 30 millimetri.

I toporagni

Sono dei piccoli roditori notturni dal muso appuntito, ghiottissimi di insetti, larve e lumaconi. A seconda della specie, misurano tra i 4 e gli 8 centimetri.

Le talpe

La talpa ha una pessima reputazione, visto che circolano troppi pregiudizi su questo ausiliare sotterraneo. A lungo si è creduto che la talpa fosse emofiliaca, per questo motivo venivano messi dei cocci di vetro nelle gallerie affinché morisse per un’emorragia…

Non uccidete le talpe, sono insettivore e con le loro gallerie favoriscono la circolazione dell’aria nel terreno.

Se non tollerate le tracce del suo passaggio (anche se la terra smossa, efficace come il terriccio, potrebbe servire per le piante in vaso), chiedete l’aiuto di personal^ specializzato. Esistono anche dei repellenti elettronici che inviano vibrazioni sgradite alla talpa.

I sirfi

I sirfi assomigliano alle vespe. Depongono le uova a una a una nelle colonie di afidi.

Fino al momento della ninfosi, le larve eliminano in media 400 afidi. Le ninfe si attaccano alle foglie degli alberi o delle piante.

Allo stato adulto, diventano pressoché vegetariane: polline e melata.

Le cimici carnivore

Alcune cimici (le cimici delle piante, i miridi) sono ghiottissime di insetti.

Le forbicine (Forficularia auricularia)

La tradizione popolare voleva che le forbicine si attaccassero ai lobi delle orecchie per mezzo delle loro pinze.

Le forbicine dormono sotto la corteccia, le assi, le foglie; sono aiutanti preziose in arboricoltura.

Forbicina

Le larve di sirfo sono dei temibili predatori di afidi

Preparate un riparo per loro con un vaso di terracotta riempito in precedenza di foglie e muschio, e attaccatelo al ramo di un albero. Tuttavia, sono assolutamente indesiderate su dalie, crisantemi, clematidi.

Per eliminarle, spruzzate sulle foglie dell’acqua mentolata (decotto di foglie) o un insetticida.

I rimedi chimici

La prima generazione: gli insetticidi vegetali e minerali

(oggi autorizzati e usati nella lotta biologica)

Gli oli

Vegetali o minerali, gli oli hanno sempre avuto grande successo in virtù delle loro qualità antiparassitarie (insetticida e acaricida).

Vengono utilizzati essenzialmente sugli alberi per combattere gli insetti che si annidano sotto la corteccia e le cui larve provocano grossi danni alle foglie.

Possono essere sia associati a un insetticida, sia utilizzati puri (si distinguono oli bianchi e oli gialli).

Le loro proprietà emollienti ammorbidiscono il rivestimento ceroso che protegge gli insetti, provocandone l’asfissia.

Si distinguono:

–    l’olio di catrame: ottenuto dalla distillazione del cafbon fossile;

–    l’olio di petrolio, detto anche olio bianco.

Attenzione, bisogna utilizzare gli oli solo sugli alberi a foglie caduche (non usarlo su quelli a foglie persistenti).

Gli insetticidi a base di nicotina

Jean de La Quintinie scopri per primo le proprietà insetticide della nicotina.

Oltre 4 secoli dopo, viene ancora utilizzata dai giardinieri per combattere i parassiti.

Potete fabbricare da soli il succo di tabacco e applicare il decotto sulle piante che ne hanno bisogno.

Gli insetticidi a base di rotenone

II rotenone è estratto dalla derris, una pianta originaria dei paesi tropicali.

L’uso è autorizzato in agricoltura biologica. Il rotenone è molto tossico per i pesci.

Gli insetti producono feromoni che permettono loro di comunicare reciprocamente e di trasmettere informazioni di vario genere. I ricercatori sono riusciti a isolare i feromoni e a riprodurli in maniera sintetica.

Le trappole a feromoni sono disponibili in commercio.

Il principio di funzionamento è semplice: una capsula libera dei feromoni che attirano i maschi in una trappola collosa sulla quale si posano.

Se avrete catturato più di 20 esemplari, conviene trattare l’albero colpito con un insetticida.

E stato messo a punto anche un sistema di confusione sessuale: vengono liberati nell’aria dei feromoni che ostacolano la comunicazione tra lepidotteri maschi e femmine, rendendo impossibile il riconoscimento e la riproduzione.

La quassia

Il legno di quassia è un legno esotico dai cui trucioli si ottiene un preparato utilizzato soprattutto per gli alberi da frutta.

L’uso è autorizzato in agricoltura biologica.

Il piretro

All’inizio del secolo sono state scoperte le proprietà insetticide del piretro, sfruttate ancora oggi.

La seconda generazione: gli insetticidi di sintesi

Si tratta di una categoria di insetticidi creati a partire da composti chimici agglomerati. Il primo insetticida di sintesi è stato il famoso DDT, oggi formalmente proibito. In seguito sono apparsi molti altri prodotti, utilizzabili solo da professionisti e classificati generalmente in 4 categorie:

–    gli insetticidi organoclorati;

–    gli insetticidi organofosforici;

–    i carbammati;

–    i piretrinoidi.

Il problema principale con gli insetticidi di sintesi consiste nel fatto che il loro uso massiccio, da alcuni decenni a questa parte, ha provocato grossi problemi di inquinamento (residui nelle falde freatiche, nel terreno, nella frutta e nella verdura che mangiamo…); inoltre, alcuni parassiti sono diventati resistenti all’azione degli insetticidi.

Per questo motivo ci permettiamo di raccomandarvi, nei limiti del possibile, di usare sempre prodotti biologici per la cura del vostro giardino.

I fungicidi

La prima generazione: i fungicidi minerali

Le virtù dello zolfo e del rame sono da tempo note e sfruttate, ma solo nel XIX secolo la ricerca ha creato dei nuovi prodotti tuttora usati.

Citiamo l’esempio della poltiglia bordolese, inventata nel 1885 e usata inizialmente per curare la vite.

È ancora oggi uno strumento prezioso per ogni giardiniere ed è composta da un misto di calce viva e solfato di rame. Pochi anni dopo, è stato scoperto un altro prodotto dalle proprietà fungicide sostituendo la calce con il carbonato di soda: la poltiglia borgognona. Anche gli attuali ricercatori scientifici si sono dedicati allo studio dello zolfo, utilizzato tuttora per combattere l’oidio.

Esistono 3 tipi di preparati:

–    lo zolfo viene triturato (il minerale è semplicemente frantumato e ridotto in polvere);

–    sublimato (ottenuto tramite la condensazione del vapore);

–    umettabile (mischiabile all’acqua grazie a prodotti tensioattivi).

La seconda generazione: i fungicidi di sintesi

Apparsi dopo la seconda guerra mondiale, hanno il vantaggio di non essere fitotossici; alcuni accelerano la crescita degli alberi o delle piante trattate, ma altri favoriscono la comparsa di certi parassiti, come ad esempio gli acari.

Esiste una grande varietà di fungicidi di sintesi, a volte associati a fungicidi minerali (ad esempio si può mischiare il rame con lo zineb).

La lotta contro i batteri e i virus

Malgrado le ricerche avanzate, gli scienziati hanno qualche difficoltà nel trovare la soluzione ideale per combattere questi nemici delle piante. In ogni caso, non si tratta di rimedi alla portata del giardiniere dilettante (disinfezione del suolo, termoterapia, coltura di meristemi…).

Lo zolfo, la poltiglia bordolese e la poltiglia borgognona sono prodotti autorizzati nella lotta biologica.

Le colture associate

Il principio delle colture associate è molto semplice: le piante sono come noi, hanno affinità o antipatie reciproche e, inoltre, hanno forti poteri antiparassitari. Ne deriva un’organizzazione dell’orto, in base alla quale non solo due piante seminate una vicina all’altra si stimoleranno a vicenda per crescere meglio, ma svilupperanno anche un’azione antiparassitaria reciproca. Piantate ad esempio i fagiolini vicino alle patate: il primo proteggerà la seconda dal suo terribile nemico, la dorifora.

Un’altra generazione: i biopesticidi

I biopesticidi sono dei prodotti che contengono degli organismi, o i geni di organismi naturali, e vengono utilizzati per proteggere le piante contro alcuni fitofagi o parassiti. Citiamo a titolo di esempio:

–    il Bacillus thuringiensis è il biopesticida più diffuso (90% del mercato mondiale dei biopesticidi). La particolarità di questo batterio è di provocare la morte del parassita paralizzando il suo apparato digerente;

–    la carpovirusina, messa a punto dall’INRA (Institut National de la Recherche Agro-nomique), è una malattia virale che colpisce il verme della mela. Il virus è inoculato durante lo sviluppo larvale della carpocapsa, che viene completamente debellata. È un biopesticida specifico che non lascia residui.

Come utilizzare i prodotti fitosanitari?

È sufficiente recarsi in un negozio specializzato per rendersi conto della grande varietà di prodotti antiparassitari.

Alcuni hanno una funzione preventiva (ad esempio, i fungicidi nebulizzati in inverno sugli alberi da frutta), altri sono curativi, ovvero si usano dopo aver rilevato la presenza dei parassiti sulle piante.

Spesso i prodotti hanno una doppia funzione, preventiva e curativa.

Esistono due modalità di azione: i trattamenti sistemici e i trattamenti di contatto.

Il trattamento sistemico consiste nel far circolare il prodotto alTinterno del vegetale: trasportato dalla linfa, si diffonde in tutta la pianta.

Il trattamento di contatto, come indica il nome, agisce solo sulla superficie fogliare del vegetale.

Qualche consiglio di sicurezza_

•    I prodotti fitosanitari rispondono a severe norme di presentazione, che devono precisare nella maniera più chiara possibile la composizione dei prodotti e le modalità di utilizzo.

•    Conservate questi prodotti in un locale chiuso a chiave.

Come utilizzare i prodotti fitosanitari?

Quali attrezzi?

Oltre al materiale necessario per lavorare la terra (vanga, sarchiello, rastrello, zappetta bidente…), procuratevi un’irroratrice adatta alle vostre necessità e un nebulizzatore. Alla fine di ogni uso, non gettate via a caso i residui, seppelliteli in un luogo lontano dai corsi d’acqua.

Tra un impiego e l’altro, sciacquate accuratamente l’irroratrice per eliminare ogni residuo tossico dei prodotti applicati, e mettete in moto l’apparecchio per pulire bene il tubo e la lancia.

Quando e come trattare

Trattate sempre in una giornata di sole, senza vento, badando ad applicare il prodotto sulle foglie in maniera omogenea.

Evitate la formazione di goccioline troppo ravvicinate. Affinché l’efficacia sia massima, la nebulizzazione deve diffondere il prodotto sotto forma di una nebbiolina sottile.

Che tipo di irroratrice scegliere?

Scegliete un modello a seconda delle dimensioni del vostro giardino:

–    per una superficie di meno di 400 m: irroratrice da 2 a 5 litri;

–    per una superficie da 400 a 800 m: irroratrice da 5 a 8 litri;

–    per una superficie che supera gli 800 m: irroratrice da 8 litri.

Trucchi e accorgimenti

1.    Spargete della cenere di legna intorno ai cavoli e ai cavolfiori. Terrà lontani lumache e lumaconi.

2.    I nasturzi allontanano numerosi insetti (aleurodidi, afidi) dai fiori o dagli ortaggi vicino ai quali sono piantati.

3.    I bulbi della famiglia delle Liliacee impediscono ai conigli di avvicinarsi ai cavoli e allontanano le mosche dalle carote.

4.    Proteggete la corteccia degli alberi da frutto dai denti dei conigli applicando una rete metallica sulla parte inferiore del tronco.

5.    Usate le strisce adesive per respingere tutti gli insetti dagli alberi.

6.    Contro gli aleurodidi, effettuate una minifumigazione vicino all’albero infestato con foglie di quercia.

7.    I ragni sono grandi consumatori di insetti, proteggeteli!

8.    Il fagiolo e il lino proteggono la patata dalla dorifora.

9.    I garofani indiani, le dalie e la salvia piantati nell’orto allontanano i nematodi.

10.    La petunia respinge i coleotteri.

11.    Il rosmarino, oltre a possedere virtù antisettiche, tiene lontana la mosca dalla carota e la crisomela dal fagiolo.

12.    Il timo allontana la pieride dal cavolo.

13.    Il piretro, utilizzato in molti insetticidi, è una pianta che protegge il cavolo dagli afidi e dalla pieride.

14.    Lavanda, coronella, eucalipto, alloro tengono lontani gli insetti.

15.    Prima di acquistare una pianta in un negozio specializzato o dal vostro vivaista, informatevi sulle sue capacità di resistenza: oggi è possibile trovare delle varietà più

o meno resistenti ad alcune malattie.

16.    Il prezzemolo protegge le rose dagli scarabei.

17.    La santolina tiene lontani i lepidotteri.

18.    L’euforbia respinge i topi.

19.    Il tanaceto sotto gli alberi da frutta scoraggia le velleità “minatrici” di alcuni insetti.

20.    Prima di nebulizzarli, aggiungete sempre un po’ di sapone in scaglie ai vostri decotti domestici.

21.    Per riuscire a catturare un buon numero dei terribili vermi bianchi, tagliate in due delle patate che seppellirete pochi centimetri sottoterra, dal lato della polpa. Sulla parte superiore della patata, conficcate un bastoncino. Attendete qualche giorno e catturate i vermi attirati dalla patata.

22.    Per prevenire i danni causati dai vermi grigi, piantate del tanaceto tra le vostre colture.

23.    Per tenere lontane le limacce, niente di meglio di un colaticcio di lumaconi. » un preparato un po’ disgustoso, ma molto efficace: raccogliete molte limacce alle quali aggiungerete del sale grosso. Lasciate spurgare per qualche ora e filtrate. Diluite il preparato in una piccola quantità di acqua e nebulizzate sui vegetali che volete proteggere.

24.    Recuperate l’acqua di cottura delle patate e nebulizzatela per sbarazzarvi degli afidi.

25.    Per attirare gli ausiliari utili alla lotta contro i parassiti, riservate un angolo del vostro giardino alla crescita di erbe e fiori selvatici. Ombrellifere, papaveri, sambuco, trifoglio, cicoria, rosa canina… tutte queste piante in effetti ospitano numerosi insetti, come le coccinelle, le api, i sirfi, le crisope… che saranno dei preziosissimi alleati nella lotta contro i parassiti!

26.    Piantate la lavanda accanto ai rosai, terrà lontani (tra gli altri) gli afidi verdi.

27.    Seminate la cipolla accanto alle carote, respingerà le mosche della carota.

28.    Ricetta della poltiglia bordolese: la sua fama ha senz’altro stimolato la curiosità di molti giardinieri. Non si contano le virtù di questo prodotto, utilizzato in origine solo nei vigneti. Potete trovarla in commercio sotto forma di polvere da diluire o prepararla voi stessi. Ecco la ricetta per 10 litri di preparato:

diluite 80 grammi di calce spenta in 5 litri d’acqua;

diluite 180 grammi di solfato di rame in 5 litri d’acqua; mescolate e nebulizzate il tutto sulla pianta o sull’albero da curare.

29.    Un piccolo filo di rame intorno al piede delle vostre melanzane le proteggerà contro le malattie crittogamiche.

30.    Distanziate sempre i semi, perché le piante che crescono troppo vicine sono più fragili ed esposte agli attacchi dei parassiti.

31.    Ricetta della macerazione dell’equiseto: raccogliete l’equiseto all’inizio dell’estate e fate macerare 200 grammi di foglie fresche in 10 litri d’acqua per qualche giorno; filtrate prima dell’uso. Nebulizzate ogni 10-15 giorni.

33.    Appendete ai rami delle bottigliette di plastica tagliate e riempite di acqua zuccherata, nella quale le formiche e le vespe annegheranno.

34.    Prima della raccolta coprite i frutti degli alberi da frutto, per evitare che gli uccelli ne facciano grandi scorpacciate.

35.    La menta allontana la pieride dal cavolo. Le infusioni di menta tengono lontani i roditori: applicatele lungo il percorso che abitualmente seguono. La menta respinge anche le attiche: cospargetene tra i filari.

36.    Coltivate la ruta, un’erba molto amara dalle numerose proprietà repulsive: gli insetti non sopportano l’odore della ruta. Fate seccare le foglie di ruta, riducetele in polvere e proteggete i semi o le piantine con questa polvere.

38.    Prima di accendere un fuoco nel giardino, informatevi presso il Comune sulle norme di sicurezza da rispettare. Possono infatti variare da regione a regione.

39.    Tra un uso e l’altro, pulite e disinfettate i vasi, gli attrezzi da giardino e i tutori con acqua mista a varechina.

40.    Preparate da soli il succo di tabacco con del tabacco che lascerete macerare per qualche giorno. Il decotto sarà utile per combattere i temibili afidi.

41.    Create un nido per le cince. Golose soprattutto di carpocapse, sono dei preziosi ausiliari.

42.    Per proteggere dalle malattie crittogamiche i rizomi delle dalie durante l’inverno, cospargete sopra di essi un prodotto fungicida.

43.    L’inverno è un alleato degli alberi da frutta, approfittate di questa stagione per curare i cancri e le ferite. Trattate i tronchi con l’olio bianco per prevenire la comparsa

di molti parassiti. Effettuate una nebulizzazione di poltiglia bordolese prima della germogliazione per contrastare l’insorgenza delle malattie crittogamiche.

44.    Se le talpe o i topi campagnoli compiono troppi disastri in giardino, non uccideteli: usate piuttosto un repellente elettronico. Si tratta di scatoline che inviano nel terreno delle vibrazioni che spaventano questi animali.

45.    Tendete un tranello al verme del porro, all’altica e alla pieride del cavolo: preparate un decotto di foglie di pomodoro che lascerete macerare per qualche giorno. Nebulizzatelo sui cavoli; gli insetti si sentiranno bruciare e si allontaneranno dal loro ospite preferito…

46.    Raccogliete lumache e lumaconi la mattina presto, prima che rientrino nel loro rifugio diurno.

48.    Quando annaffiate le rose, non bagnate né le foglie né i fiori, per non facilitare la comparsa di malattie crittogamiche.

49.    L’assenzio è un alleato prezioso ma solo nel giardinaggio! È un potente insetticida da usare sotto forma di decotto.

50.    Per disinfettare il terriccio prima di effettuare la semina, mettetelo in forno per circa 2 ore (temperatura media) ricoperto da un foglio di alluminio.

La lotta ai parassiti pianta per pianta

In questa parte del volume troverete l’esame dei principali parassiti che colpiscono le piante orticole, gli alberi da frutto, le piante e gli alberi ornamentali, considerati pianta per pianta.

I parassiti contrassegnati da un asterisco sono già stati esaminati nel capitolo “Che cos’è un parassita?” a cui si rimanda.

Le principali malattie de le piante orticole

Chenopodiacee

Barbabietola

Vertebrati

–    Uccelli” ghiotti di germogli

Invertebrati

–    Altica*

–    Afide’”

–    Grillotalpa*

–    Verme grigio”

Funghi

–    Peronospora”

–    Moria dei semenzali”

–    Antracnosi

Bietola

Vertebrati

–    Uccelli1

Funghi

–    Antracnosi

Ombrellifere

Carota
Invertebrati

–    Lumacone”

–    Larva di psilla*

–    Nematodi*

Mosca della carota (Psila rosae)

Le larve di questo piccolo insetto, lunghe circa 4 mm, scavano gallerie in superficie o in profondità. Il loro ciclo di sviluppo si snoda attraverso varie stagioni: le pupe svernano nel terreno e si trasformano in mosche che depongono le uova vicino alle carote.

Le larve si nutrono dei tubercoli tra maggio e agosto, e diverse generazioni si succedono nello stesso anno. Il corpo è nero, le zampe gialle, la testa gialla e rossa.

Marciume nero

È una malattia che riguarda essenzialmente la carota e il sedano, ma colpisce anche le rape.

Si manifesta con l’annerimento delle foglie che, se il tempo è molto umido, marciscono. Sulle carote compaiono delle macchie nere.

Rizoctonia

È un fungo che provoca molti danni alle radici e ai tubercoli, che si ricoprono di muffa viola.

Sulla parte aerea della pianta le foglie avvizziscono.

Gli strumenti di lotta

• Rimedi colturali:

–    nei limiti del possibile, seminate le piante in un terreno sano;

–    bruciate le piante colpite e ripiantate nello stesso luogo solo dopo molti anni.

Finocchio

Il finocchio si difende bene dai parassiti grazie alle sue virtù aromatiche, che agiscono da repellente.

Sedano
Invertebrati

–    Lumacone*

–    Mosca della carota

–    Mosca* del sedano

Funghi

–    Rizoctonia

–    Alternatosi

Septoriosi

È un fungo che soggiorna da un anno all’altro sui vegetali rimasti e si diffonde sia con il vento, sia con la pioggia.

La malattia si manifesta con macchie bruno-rossastre diffuse su tutto il fogliame.

Il vegetale colpito deperisce progressivamente, poiché la linfa non riesce più a circolare.

Gli STRUMENTI DI LOTTA

• Rimedi colturali:

–    distruggete le piante colpite; -effettuate una corretta rotazione delle colture;

–    non coltivate in un terreno troppo umido.

• Rimedi biologici:

–    trattate con una soluzione a base di rame;

–    utilizzate delle sementi sane;

–    a titolo preventivo, applicate un decotto di equiseto soprattutto quando il tempo è umido.

Crucifere

Cavolo
Vertebrati

–    Uccelli”

Invertebrati

–    Lumacone”

–    Lumaca”

–    Altica* (Phyllotreta sp.)

–    Verme grigio”

–    Cocciniglia farinosa”

Pieride del cavolo

Quasi tutte le pieridi sono farfalle migratrici.

La pieride del cavolo si accontenta di brevi tragitti… e il bruco provoca grossi danni nei nostri giardini.

La particolarità del bruco è di non fare il bozzolo.

È soprattutto allo stato larvale che la pieride provoca danni.

I bruchi divorano le foglie fino a raggiungere il cuore della pianta.

Li riconoscerete dal corpo a strisce gialle e nere.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali e biologici:

–    liberate dai bruchi i cavoli attaccati;

–    nebulizzate un insetticida a base di pi-retrina, rotenone o Bacillus thuringiensis.

•    Rimedi chimici (da evitare nei limiti del possibile).

Funghi

– Moria dei semenzali*

Ruggine bianca delle crucifere

Deve il nome alle pustole biancastre che ricoprono progressivamente le foglie.

La pianta attaccata dalla ruggine bianca ingiallisce a poco a poco su tutta la superficie del lembo.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali e biologici:

–    distanziate le piante;

–    estirpate e bruciate le foglie e le piante colpite;

–    nebulizzate un fungicida a base di rame.

Ernia del cavolo

È un fungo che attacca tutte le crucifere, e colpisce soprattutto i cavoli e i ravanelli

Prolifera sui terreni acidi e può mantenersi attivo nel suolo per molti anni.

Le “erbacce”, come la borsa da pastore, favoriscono la sua diffusione.

Sulle radici compaiono piccole nodosità bianche e, a poco a poco, tutto il sistema radicolare marcisce. Sulla parte aerea la pianta si rattrappisce e ingiallisce. Se la pianta non viene curata tempestivamente, muore abbastanza in fretta.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    modificate l’acidità del suolo praticando degli ammendamenti calcarei;

–    distruggete le piante malate, senza dimenticare le radici;

–    praticate una lunga rotazione delle colture.

•    Rimedi biologici:

–    utilizzate un decotto di equiseto per risanare le radici delle piante giovani.

Cavolfiore
Vertebrati

–    Uccelli'”

Inverteboti

–    Lumacone*

–    Lumaca ”

–    Mosca” del cavolo -Verme grigio”

Funghi

–    Moria dei semenzali*

–    Ruggine bianca delle crucifere

–    Ernia del cavolo

Rapa

Invertebrati

–    Lumacone”

–    Lumaca*

–    Altica*

–    Verme grigio”

–    Cocciniglia farinosa*

Funghi

–    Rizoctonia

–    Galla delle rape

–    Marciume nero delle rape

–    Moria dei semenzali*

–    Ruggine bianca delle crucifere

Ravanello

lavertebrati

–    Lumacone*

–    Lumaca*

–    Mosca* del cavolo

–    Altica*

Composite

Acetosa

L’acetosa resiste bene agli attacchi parassitari, ma è spesso danneggiata dalle lumache e dai lumaconi.

Carciofo

Vertebrati

–    Uccelli*

lavertebrati

–    Afide*

–    Lumacone*

–    Lumaca”

-Verme grigio”

Funghi

–    Oidio”

–    Botrytis *’

Indivia
Funghi

–    Marciume bianco”

Insalata (lattuga, insalata riccia, scarola, cicoria)
Vertebrati

–    Uccelli”

–    Arvicola*

Invertebrati

–    Lumacone”

–    Afide” verde e delle radici

–    Verme grigio”

–    Elateride”

–    Larva di tipula*

Funghi

–    Botrytis”

–    Peronospora*

–    Alternariosi

–    Marciume bianco*

Virosi

–    Virus del mosaico*

Batteriosi

-Avvizzimento batterico”

Solanacee

Melanzana
Invertebrati

–    Aleurodide*

–    Afide”

–    Eventuale attacco di dorifore.

Funghi

–    Septoriosi

–    Peronospora*

Batteriosi

– Avvizzimento batterico*

Patata
Vertebrati

–    Arvicola*

Invertebrati

–    Anguillula (nematode)

–    Altica*

L’oidio ricopre le foglie di insalata con una polvere bianca (© A. Furlani Pedoja)

–    Afide verde’”

–    Verme bianco”

–    Elateride”

Dorifora

È un grosso coleottero giallo striato di nero, che allo stadio adulto misura circa 1 cm.

Depone le uova sulla parte posteriore delle foglie della patata, di cui le larve si nutriranno.

Le larve sono color arancio, con i fianchi punteggiati di nero. La ninfosi avviene qualche centimetro sottoterra. I giovani adulti si nutrono di tubercoli.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi meccanici:

–    raccogliete e distruggete le dorifore adulte.

•    Rimedi colturali:

–    non smuovete il terreno: favorirete la formazione di una crosta superficiale che impedirà alle larve di rifugiarsi sottoterra per effettuare la ninfosi (che ha luogo nel mese di luglio).

•    Rimedi biologici:

–    nebulizzazioni a base di rotenone, che ha il vantaggio di poter essere utilizzato durante la fioritura.

•    Rimedi chimici:

–    da evitare.

Nematode dorato della patata

Provoca nodosità sulle radici che impediscono la circolazione dell’acqua e dei principi nutritivi nella pianta. Tali nodosità sono provocate dalle femmine di nematode che si gonfiano per deporre centinaia di uova, che possono rimanere vive per molti anni. Sulla parte aerea le foglie ingialliscono.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    estirpate e bruciate le piante colpite;

–    praticate una lunga rotazione delle colture (5 anni) prima di ripiantare le patate nello stesso posto.

Funghi

–    Peronospora*

–    Rizoctonia

Mal del piede

Il batterio responsabile della malattia attacca i tubercoli, gli steli e i colletti; si manifesta con l’annerimento degli steli, che a poco a poco diventano molli. I tubercoli si ricoprono di macchie marroni. Le foglie ingialliscono.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    estirpate le piante colpite;

–    esaminate i tubercoli e conservate soltanto quelli completamente esenti da macchie marroni.

Verticiliosi

Su un’unica parte della pianta il lembo si rinsecchisce progressivamente. In poco tempo il vegetale deperisce.

Dorifora

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    distruggete le piante colpite;

–    limitate le ferite che favoriscono l’insorgenza del fungo;

–    rotazione molto lunga delle colture;

–    non fertilizzate troppo la terra.

•    Rimedi biologici:

–    nebulizzate la poltiglia bordolese sugli alberi.

•    Rimedi chimici:

–    nebulizzazione di un fungicida per disinfettare il suolo.

Galla della patata

La malattia colpisce i tubercoli. La pelle si screpola, si gonfia e si formano croste che riducono notevolmente la qualità della patata.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    conviene evitare i terreni troppo calcarei e migliorare la natura del suolo spesso sabbioso con annaffiature regolari e l’apporto di concime verde.

Virosi

Virosi della patata

Trasmesso dai nematodi presenti nel terreno, il virus attacca i tubercoli, che presentano aH’interno delle macchie brune a forma di semicerchio.

Gli strumenti di lotta

Sono limitati: bisogna effettuare una corretta rotazione delle colture e combattere i nematodi.

Pomodoro
Invertebrati

–    Nematode dorato del pomodoro

–    Afide”

–    Aleurodide*

–    Cicadella*

Funghi

–    Peronospora”

–    Marciume bianco”

–    Moria dei semenzali*

–    Fusariosi

–    Verticiliosi

Necrosi apicale del pomodoro

La necrosi apicale del pomodoro è dovuta alla carenza di elementi nutritivi, in particolare il calcio, e a un’irregolarità nella frequenza delle annaffiature.

Si manifesta con l’imbrunimento dell’estremità del frutto.

Questa pianta di pomodoro è apparentemente in salute, tuttavia i frutti sono colpiti da un virus (© A. Furlani Pedoja)

Per limitare i danni, conviene regolarizzare la frequenza delle annaffiature.

Virosi

–    Virus del pomodoro”

Batteriosi

–    Avvizzimento batterico”

–    Mal del piede

Bulbi e pseudobulbi

Aglio
Invertebrati

-Anguillula (nematode*)

Funghi

–    Marciume bianco”

–    Ruggine

–    Tarsonema*

Virosi

–    Diversi virus

Asparago
Invertebrati

–    Mosca” dell’asparago

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali e meccanici:

–    in estate, raccogliete le criocere dopo aver scosso le piante;

–    in inverno, estirpate e bruciate le piante colpite.

•    Rimedi chimici:

–    nebulizzate degli insetticidi a base di piretri.

Funghi

–    Ruggine” dell’asparago

Cipolla
Invertebrati

–    Mosca” della cipolla Funghi

Marciume della cipolla

È una malattia crittogamica che si manifesta dopo la raccolta, durante la conservazione.

Le scaglie diventano molli e una muffa grigia si sviluppa sul colletto.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    per prevenire la comparsa del fungo, abbiate cura dopo la raccolta di seccare i bulbi ed evitare le ferite;

–    estirpate e bruciate i bulbi colpiti.

Porro

Invertebrati Tignola del porro

È una farfalla il cui bruco, che misura circa 10 millimetri, si nutre di foglie per poi giungere fino al cuore della pianta. Appartiene al gruppo delle minatrici: i minuscoli buchi che compaiono sulla pianta ne rivelano la presenza.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali e meccanici:

–    proteggete i porri con una rete anti-insetti;

–    eliminate i bruchi dalle piante colpite;

–    tagliate alla radice le foglie colpite.

•    Rimedi biologici:

–    trattate con un insetticida a base di rotenone o di piretro e rinnovate l’applicazione dopo qualche giorno, oppure utilizzate un preparato a base di Bacillus thuringiensis.

•    Rimedi chimici:

–    da evitare.

Funghi

Ruggine del porro

Pustole color rosso arancio lunghe qualche millimetro, situate sulle foglie, indicano la presenza del fungo, che sverna per poi manifestarsi in estate. Le foglie perdono colore progressivamente.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali e meccanici:

–    estirpate e bruciate le piante colpite;

–    distanziate le piante tra di loro.

Cucurbitacee

Cetriolo

Invertebrati

–    Lumacone*

–    Tripide”

–    Aleurodide*

–    Acari*    JJ

Larva e adulto di tripide

Funghi

–    Marciume grigio*

–    Oidio*

Virosi

–    Virus del mosaico*

Virus del cetriolo

Le foglie si rattrappiscono e i frutti si deformano. Nella maggior parte dei casi, il virus è trasmesso dagli afidio dai ne-matodi. Conviene dunque contrastare la diffusione di questi parassiti.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    gli strumenti di lotta sono relativamente limitati; l’essenziale consiste nel-l’estirpare e bruciare le piante colpite da un virus;

– a titolo preventivo, procuratevi delle sementi sane esenti da ogni malattia e disinfettate bene gli attrezzi (con alcol, varechina o formalina).

Melone
Invertebrati

–    Acari”

Funghi

–    Verticiliosi

–    Oidio'”

Virosi

-Virosi trasmessa dagli insetti pungitori e dai semi: l’unica cura possibile è eliminare le piante colpite

Zucca, zucchina

Invertebrati

–    Lumacone*

–    Tripide”

–    Aleurodide*

–    Acari”

Funghi

–    Marciume grigio*

–    Oidio*

Batteriosi

–    Batteriosi del cetriolo

Virosi

-Virus del mosaico*

-Virus del cetriolo

Leguminose

Fagiolino
Invertebrati

–    Lumacone*

-Afide nero delle fave*

–    Mosca* delle sementi

–    Afide* delle radici

Funghi

–    Antracnosi del fagiolino

–    Ruggine* del fagiolino

Batteriosi

Grassume del fagiolo

È una malattia batterica che provoca la comparsa di macchie dall’aspetto oleoso sui baccelli.

Le foglie diventano secche. Il batterio si trasmette a tutta la pianta che muore nel giro di pochi giorni.

Gli strumenti di lotta Non esiste nessun metodo efficace. Estirpate e bruciate le piante colpite ed effettuate una lunga rotazione delle colture.

Virosi

–    Virus del mosaico*

Pisello
Invertebrati

–    Afide verde del pisello*

–    Cecidomia* del pisello

Tortrice del pisello

È un piccolo bruco giallo ghiotto di foglie di pisello.

Scegliete delle piante a maturazione rapida e nebulizzate un insetticida a base di piretrina naturale.

SlTONA DEL PISELLO

Sono soprattutto le giovani piante a essere attaccate da questo coleottero.

Nei periodi “caldi”, nebulizzate quotidianamente un insetticida a base di roteno-ne.

Funghi

–    Antracnosi del pisello

–    Oidio”

–    Fusariosi

Rosacee

Fragola

Vertebrati

– Arvicola*

Invertebrati

–    Lumacone*

–    Oziorrinco*

–    Grillotalpa*

–    Tarsonema*

–    Acari*

–    Antonomo della fragola Funghi

–    Peronospora* della fragola

–    Phytophtora cactorum*

Lampone
Invertebrati

–    Antonomo del lampone

–    Maggiolino*

–    Afidi*

Verme dei lamponi

È un piccolo coleottero che misura da 3 a 4 mm. Sverna nel terreno e attacca i lamponi in primavera.

I frutti sono costellati di minuscole macchie nere e, alTinterno di essi, si vedono delle piccole larve biancastre che mangiano con avidità.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali:

–    “raccogliete” gli adulti al momento della fioritura delle piante (scuotete bene i lamponi per farli cadere).

•    Rimedi biologici:

–    dopo la pulizia nebulizzate un insetticida a base di piretrina naturale.

Funghi

–    Marciume grigio*

–    Oidio*

–    Fusariosi

Marciume sul colletto dovuto a Phytophtord cactorum

Antracnosi del lampone

Malattia crittogamica che provoca la comparsa di macchie biancastre contornate di rosso. I rimedi sono semplici: applicate della poltiglia bordolese ed eliminate i ramoscelli infestati.

Ribes
Invertebrati

Afide del ribes (Aphis grossulariae)

Le foglie si accartocciano e si raggrinzisco-no, poi si ricoprono di piccole bolle verdi e rosse. Fate attenzione agli uccelli e in particolare ai ciuffolotti… che vanno matti per le gemme del ribes.

Cercate di spaventarli con strisce colorate di alluminio oppure… rassegnatevi alla convivenza!

Gli strumenti di lotta

In inverno, nebulizzate dell’olio di paraffina per eliminare gli afidi che svernano sui rami.

Lotto contro tutti i parassiti

Gli alberi da frutto

Actinidacee

Kiwi
Invertebrati

–    Cocciniglia’” del gelso Funghi

–    Botrytis cinerea”

Rosacee

Invertebrati

-Vespa (riguarda in particolare il melo)

–    Ragno rosso” (riguarda in particolare il melo)

–    Cheimatobia (riguarda in particolare il melo)

–    Minatrice delle foglie (riguarda in particolare il melo)

Questi piccoli coleotteri di circa 3-4 millimetri, con il carapace bruno e muniti di rostro, provocano l’appassimento dei boccioli.

Le larve infatti divorano la parte interna del bocciolo e i petali si seccano.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi meccanici e colturali:

–    evitate la presenza di muffe e licheni, che fungono da rifugio per gli adulti favorendo la presenza del parassita;

–    collocate delle strisce adesive sui tronchi per intrappolare gli adulti.

•    Rimedi biologici:

–    nebulizzate un insetticida a base di rotenone o piretro.

Carpocapsa, o verme della mela

Questa malattia riguarda il melo e il pero. La carpocapsa è il bruco di una farfalla la cui apertura alare raggiunge i 20 millimetri.

La larva è di colore bianco e raggiunge il cuore del frutto rendendo la mela bacata.

Il verme rimane sulla superficie della mela solo qualche giorno, ed è proprio in questo lasso di tempo che è possibile toglierlo o usare prodotti specifici antibruco. Gli adulti depongono le uova sulle foglie da maggio a luglio. Carpocapsa (verme della mela)

Le deiezioni presenti sul buco di entrata rivelano la presenza della carpocapsa.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi colturali preventivi:

–    favorite la presenza di ausiliari;

–    proteggete i frutti;

–    collocate delle strisce adesive sui tronchi per intrappolare gli adulti;

–    pulite le piaghe con mastice cicatrizzante.

•    Rimedi curativi:

–    raccogliete i frutti bacati;

–    nebulizzate un insetticida a base di piretro o di rotenone prima che il bruco sia penetrato nel frutto.

Oplocampa del susino

Questa malattia colpisce il susino.

Nemico numero uno dei susini e delle mirabelle, l’oplocampa nera del susino e l’oplocampa gialla del susino sono delle farfalle che misurano da 4 a 5 millimetri. Le femmine depongono le uova nel calice dei fiori. Dopo la schiusa delle uova, le larve perforano il frutto e lo svuotano completamente.

La loro presenza è rivelata dagli escrementi che si accumulano fuori dal buco di entrata e dal forte odore di cimice da frutto.

Ogni larva può distruggere 4 o 5 frutti prima di tessere il bozzolo nel terreno.

I frutti diventano blu. Le oplocampe del pero e del melo commettono danni simili, lasciando lunghe cicatrici scure sulla superficie del frutto.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi meccanici e colturali:

-favorite la presenza degli uccelli;

–    raccogliete e distruggete i frutti caduti.

•    Rimedi chimici:

–    per trattare con un insetticida, bisogna intervenire nel momento in cui le larve escono dall’uovo; dopo è troppo tardi. Nebulizzate un insetticida a base di rotenone.

Iponomeute del melo e del susino

È una malattia che riguarda il melo e il susino. Esistono varie specie di iponomeute che proliferano sugli alberi da frutto: i bruchi di queste farfalle sono detti “defoliatori”.

All’inizio dell’estate (mese di giugno), l’adulto depone le uova sui rami più giovani disponendole come le tegole di un tetto. Le larve penetreranno nelle foglie solo nella primavera successiva, poi ne usciranno per costruire una specie di nido serico all’estremità dei ramoscelli. È a questo stadio che possono nutrirsi voracemente delle foglie dell’albero.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi meccanici e colturali:

–    tagliate i rami colpiti;

•    Rimedi biologici:

–    favorite la presenza della vespa dei parassiti (vedi “Gli ausiliari”);

–    in caso di infestazione massiccia, trattate con un preparato a base di Bacillus thuringiensis o di piretrina naturale.

•    Rimedi chimici:

–    nebulizzate un insetticida tra quelli in commercio.

PSILLA

Questa malattia colpisce il melo e il pero. Si tratta di un minuscolo omottero, lungo qualche millimetro, che assomiglia a una cicala. Depone le uova sull’estremità dei rami giovani, dove trascorrono l’inverno. In primavera le larve, gialle e piatte, si spostano verso la parte posteriore delle foglie per nutrirsi della linfa. Producono una melata molto appiccicosa che può bruciare le foglie e favorire la comparsa della fumaggine.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi meccanici e colturali:

–    evitate una crescita troppo rapida. Potate regolarmente gli alberi, non annaffiate né fertilizzate troppo;

–    tagliate i rami infestati.

•    Rimedi biologici:

-favorite la presenza di alcuni predatori naturali delle psille come le cimici predatrici, i sirfi, le coccinelle.

•    Rimedi chimici:

–    durante l’inverno applicate degli oli sui tronchi;

–    quando nascono le larve, nebulizzate degli insetticidi a base di piretrinoide di sintesi.

Afide grigio del melo

Questa malattia riguarda il melo.

La caratteristica dell’afide grigio è di effettuare il suo ciclo di sviluppo su due piante ospiti. La prima è il melo, la seconda è la piantaggine, verso la quale migra in autunno.

È ricoperto da una caratteristica sostanza polverosa e biancastra.

Si dispone principalmente sulla parte posteriore delle foglie, che si raggrinzi-scono per effetto delle punture. Bisogna intervenire rapidamente, poiché l’afide si sviluppa all’inizio della stagione e può bloccare la formazione completa delle foglie e dei frutti, che si deformano per effetto delle punture.

Afide lanigero

La malattia colpisce il melo.

È un insetto color marrone scuro ricoperto da lunghi filamenti biancastri, sverna nella corteccia e può facilitare la comparsa di cancri.

Afide verde del melo La malattia colpisce il melo.

Depone le uova in autunno (da ottobre a novembre) sull’estremità dei rami.

La schiusa avviene in primavera: nascono le fondatrici, che si riprodurranno per partogenesi e invaderanno l’estremità delle foglioline giovani. Per effetto delle punture, le foglie si accartocciano e diventano secche, indebolendo la vitalità dell’albero.

Tignola orientale del pesco Questa malattia riguarda il pesco.

Può essere considerata la cugina della carpocapsa delle mele. Il bruco di questa farfalla marrone depone le uova all’inizio della primavera sulla parte posteriore del pesco. Quando si schiudono, le larve si muovono verso le foglie per raggiungere il ramo, dove scaveranno una galleria. Ne consegue il rinsecchimento progressivo dei germogli e un avvizzimento detto “ad arco”. La seconda generazione della tignola attacca i frutti.

Zenzera

Riguarda in particolare: l’albicocco, il mandorlo, il ciliegio, il cotogno, il nettarino, il pesco, il pero, il melo e il susino.

È il bruco di una bellissima farfalla notturna dalle ali bianche picchiettate di blu. Penetra nel legno attraverso i giovani germogli e scava gallerie aN’interno dell’albero. Tracce di segatura intorno al buco di entrata ne rivelano la presenza.

Gli strumenti di lotta

•    Rimedi meccanici e colturali:

–    introducete un filo di ferro nelle gallerie scavate dalle larve per eliminarle. Eventualmente, tappate i buchi con un mastice cicatrizzante tipo Pelton;

-tagliate i ramoscelli giovani.

•    Rimedi chimici:

–    nebulizzate degli insetticidi a base di piretrinoidi di sintesi sulle giovani larve (tra giugno e settembre).

Funghi

–    Oidio” (riguarda in particolare il melo)

–    Cancro* (riguarda in particolare il melo)

–    Ruggine* (riguarda in particolare il melo)

Bolla del pesco (Taphrina deformans) Riguarda in particolare: il mandorlo, il nettarino e il pesco. La bolla del pesco è caratterizzata da grossi rigonfiamenti color marrone rossastro che si formano sulle foglie, arricciandole.

In seguito, le foglie cadono e i giovani rami si deformano. Il pesco si difende sviluppando una gommosi. I frutti presentano delle piccole alterazioni che sembrano rughe.

I    FATTORI DI PROPAGAZIONE

Tempo freddo e umido durante la ripresa della vegetazione dopo un inverno alquanto mite.

Gli STRUMENTI DI LOTTA

•    Rimedi colturali e biologici:

–    arricchite la terra durante l’autunno con un compost;

–    eliminate le parti troppo colpite e trattate con una soluzione a base di rame, tipo “poltiglia bordolese”, sia alla ripresa della vegetazione, sia in autunno.

•    Rimedi chimici:

–    da evitare.

Mal del piombo (Stereum purpureum) Riguarda in particolare il susino.

II    fungo responsabile della malattia colpisce soprattutto gli alberi da frutta e le Rosacee.

Conferisce alle foglie un aspetto argenteo e si estende progressivamente a tutta la corona dell’albero, facendolo deperire.

Per non giungere fino a questo stadio, eliminate i ramoscelli infestati tagliandoli 15 cm sotto il punto in cui il fungo è visibile.

Ricoprite le piaghe con un rivestimento cicatrizzante e fungicida.

Se oltre un terzo dell’albero è invaso dal piombo, dovrete rassegnarvi ad abbatterlo.

I FATTORI DI PROPAGAZIONE

È particolarmente da temere il tempo umido.

Moniliosi

La malattia riguarda soprattutto il ciliegio, il cotogno, il melo e il pero. Il fungo invade progressivamente i fiori e i germogli, che imbruniscono pur restando attaccati al ramo.

Colpisce i frutti se questi presentano delle ferite (anche piccole), e i frutti marciranno senza cadere. In inverno, sono visibili piccole pustole sulla corteccia. Il fungo provoca anche la comparsa di cancri.

Gli STRUMENTI DI LOTTA

Per curare gli alberi, dovete per prima cosa eliminare e bruciare i frutti, tagliare e bruciare i ramoscelli infestati.

•    Rimedi preventivi:

–    proteggete i frutti dalle punture avvolgendoli in piccoli sacchetti adatti allo scopo;

–    in inverno, trattate l’albero con olio giallo e, dopo la germogliazio-ne, nebulizzate della poltiglia bordolese.

La TICCHIOLATURA

È una malattia che colpisce in particolare il melo e il pero.

Le spore del fungo si sviluppano in inverno nelle foglie morte e sono trasportate soprattutto dal vento. Contaminano i giovani germogli, sui quali compaiono delle piccole bolle.

Le foglie si riempiranno di macchie color marrone verdastro, mentre sui frutti compariranno delle macchie ruvide color marrone scuro.

Se perde molte foglie, la pianta si indebolisce.

Gli strumenti di lotta

Quando arriva l’autunno, conviene bruciare le foglie morte, tagliare e bruciare i ramoscelli malati.

•    Rimedi biologici:

–    all’inizio della fioritura nebulizzate un fungicida a base di rame o un fungicida di sintesi a base di triforina;

– alcune varietà di melo sono meno sensibili alla ticchiolatura.

Agrumi

Invertebrati
–    Nematodi*

– Acari’

–    Afidi”; attenzione, perché gli afidi trasmettono diversi virus. Combatteteli senza pietà.

–    Cocciniglia* a virgola Funghi

–    Antracnosi

–    Marciumi*

Phytophtora

Gli agrumi sono particolarmente sensibili ai vari tipi di phytophtora: citrophtora, palmivora, parasitica.

I sintomi e i danni

II lembo ingiallisce, le foglie si afflosciano e l’albero appare disidratato.

La pianta deperisce rapidamente.

Gli strumenti di lotta

• Rimedi colturali:

–    bruciate tutte le piante colpite, procedete alla rotazione delle colture e alla disinfezione del suolo.